Il pericolo della pandemia si sta facendo sempre più pressante sull’Italia, come dimostra la decisione della fondazione Gimbe di alzare la guardia prospettando l’inizio della terza ondata. Per questo motivo il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha deciso di mettere in didattica a distanza tutti gli studenti nelle zone rosse e quelli che si trovano in aree in cui il contagio supera le 250 unità ogni 100 mila abitanti, su discrezione delle autorità locali. Il risultato è che tre studenti su quattro, per un totale di 6 milioni in tutto il territorio nazionale, non potranno seguire le lezioni in presenza.
Proprio la didattica a distanza è il tema che più sta facendo discutere in queste ore. Il neo ministro in un’intervista a La Stampa non ha escluso che questo nuovo metodo formativo possa restare in vigore anche una volta superato il problema del Covid-19. «La Dad non come ripiego ma come integrazione e arricchimento per costruire una scuola nuova», ha detto Bianchi al quotidiano torinese. In mattinata, il ministro ha ribadito lo stesso concetto anche a Rai Radio 1 aggiungendo che «questo strumento può mettere in collegamento i ragazzi lontani tra loro e dunque bisogna allargare le nostre capacità». Bianchi ha comunque ribadito che il suo obiettivo è far tornare il prima possibile in aula tutti i ragazzi.
Le uniche regioni che per il momento riuscirebbero a mantenere le lezioni in presenza sono cinque: Lazio, Sicilia, Calabria, Val d’Aosta e Sardegna. Ma la situazione è in continua evoluzione e dal prossimo fine settimana lo scacchiere dei colori potrebbe farsi sempre più rosso/arancio. Lazio, Calabria, Puglia e Veneto potrebbero abbandonare la fascia gialla, mentre Emilia Romagna, Campania, Abruzzo, Lombardia e Piemonte potrebbero aggiungersi a Basilicata e Molise nell’area con le misure anti-contagio più restrittive. Nella giornata di ieri infatti i nuovi positivi erano ben 20mila.