Vendicare Auckand. Questa la missione di Luna Rossa che, dopo aver vinto la Prada Cup contro i britannici di Ineos Team Cup e conquistato, per la seconda volta nella sua storia, l’accesso alla finale della Coppa America, si troverà ad affrontare, dal 6 marzo, sempre a Auckland, i campioni in carica del Team New Zealand, gli stessi che 21 anni fa, grazie a un secco 5-0, rovinarono all’imbarcazione italiana quella sua prima volta in Coppa America, il trofeo sportivo più antico al mondo, vecchio di 170 anni.
L’Italia si innamorò a lungo di quelle notti, dove accadde di tutto, compreso un misterioso oggetto impigliato nella chiglia di Luna Rossa in gara 2. Un sogno che richiamava da vicino la prima volta, questa volta di un’altra imbarcazione italiana, “Il moro di Venezia” dell’imprenditore Raul Gardini, che nel 1992 tentò l’assalto alla Coppa America. Anche qui – prendendo a prestito un’espressione del cantautore Francesco Guccini – “la storia ci racconta come finì la corsa”: dopo aver sconfitto i neozelandesi di New Zealand Challange, aggiudicandosi la Louis Vuitton Cup e acquisendo il diritto a lottare per la Coppa America, il sogno degli italiani si arenò nella baia di San Diego, dove gli statunitensi di America si imposero per 4-1.
Altro giro, altro sogno. Tra due settimane l’imbarcazione dell’armatore Patrizio Bertelli, dopo cinque vittorie di fila e una sola sconfitta patita in Prada Cup e dopo aver tramortito in finale l’Ineos Team Cup con il punteggio di 7-1, guadagnando un posto nella 36ma edizione della Coppa America, si ritroverà ancora una volta faccia a faccia con il Team New Zealand: James Spithill, Francesco Bruni e compagni sperano che questa volta sia quella buona. Per Bertelli “Team new Zealand non ha visto ancora nulla delle nostre potenzialità: siamo da brividi, ma non siamo ancora al top”. I neozelandesi sono avvisati.