La Russia deve liberare il dissidente politico Alexey Navalny. E’ la misura richiesta “con effetto immediato” dalla Corte europea dei diritti dell’uomo al governo russo, alla luce delle condizioni detentive di Navalny.
Immediata la risposta del Cremlino, che ritiene illegittima e inattuabile la richiesta di Strasburgo. A dichiararlo il ministro della giustizia Konstantin Chuychenko, secondo cui i giudici europei avrebbero preso “una decisione chiaramente politica, che non può che complicare il ripristino di relazioni costruttive con le istituzioni del Consiglio d’Europa”. Critico anche il portavoce di Putin Dmitri Peskov che ha definito la richiesta come “un tentativo molto grave di interferenza nei procedimenti giudiziari interni”.
Dopo l’arresto di Navalny di un mese fa, la mobilitazione dei sostenitori è stata continua. Le proteste avviate in diverse città russe sono arrivate fino al blocco del centro di Mosca da parte della polizia per fermare i manifestanti, oltre 1000 di loro sono stati arrestati. Oggi ha inizio il processo contro le violenze contro la polizia durante queste proteste.
Gli scontri hanno messo in difficoltà il governo russo e sono il sintomo di un’insofferenza crescente tra la popolazione. L’azione repressiva di Putin ai danni di Navalny potrebbe incrinare definitivamente i rapporti di Mosca con l’Europa, sempre più attenta alla protezione dei diritti civili e politici fuori dai suoi confini. Ad alimentare le tensioni c’è anche il caso Ucraina, con il portavoce del presidente russo Dmitry Peskov che ha parlato di “una nazione ostile, il cui progetto è alimentato dai Paesi occidentali”.