Nemmeno un giorno dalla riconferma e Domenico Arcuri, commissario all’emergenza Covid, deve nuovamente fare i conti con le polemiche. Non sono i vaccini che mancano o il piano di somministrazione i temi delle discussioni, ma la vecchia questione legata alle commesse di mascherine dalla Cina durante la prima fase dell’emergenza sanitaria. Questa volta, non sterile polemica, in quanto c’è un’inchiesta della procura di Roma.
Il Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza ha sequestrato beni per 70 milioni di euro nell’ambito dell’inchiesta della Procura sull’affidamento a 3 consorzi cinesi per l’acquisto di oltre 800 milioni di mascherine. La maxi commessa ammonta a 1,25 miliardi di euro e sembra essere avvenuta attraverso l’intermediazione di alcune imprese italiane.
Stando a quanto si apprende, nell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, sono 8 le persone indagate. Tra queste anche Mario Benotti, presidente del consorzio Optel e di Microproducts It. E oggetto dell’incidente probatorio – dicono i legali di parte – sono anche “i rapporti di conoscenza tra il commissario Arcuri e Benotti e soprattutto il fatto che in epoca di emergenza pandemica fu proprio il Commissario per l’emergenza Covid 19 a chiedere a Benotti di interessarsi, nella qualità di presidente del Consorzio Optel, di ricercare sul mercato una fornitura di mascherine”.
Il leader della Lega Matteo Salvini, da sempre critico nei confronti del Commissario, riferendosi alla vicenda chiede “cambiamento e trasparenza, dopo mesi di inefficienza nascosti o secretati”.
Ieri Arcuri è stato riconfermato, ha prevalso la stabilità nonostante il governo sia cambiato. Sarà Commissario almeno fino al 30 aprile, termine di scadenza dello stato di emergenza.