Si respira già malumore dentro i partiti di questa ampia maggioranza, in attesa del voto di fiducia al governo previsto in settimana. Il Movimento cinque stelle ha deciso di sostenere l’esecutivo guidato da Mario Draghi, ma la base accusa i vertici di “essersi lasciati infinocchiare dalle manovre dei poteri forti”. Malgrado il numero uno della piattaforma Rousseau, Davide Casaleggio, abbia provato una mediazione con i ribelli, chiedendo “almeno di astenersi e non votare contro”, anche tra gli eletti pentastellati è cresciuta la fronda dei dissidenti, con almeno 70 parlamentari pronti alla sfiducia verso l’esecutivo.
C’è aria di scissione anche in Liberi e Uguali, il gruppo parlamentare del ministro della Salute Roberto Speranza. Nonostante due parlamentari di Sinistra italiana all’interno di Leu, la senatrice Loredana De Petris e il deputato Erasmo Palazzotto, si siano impegnate nel sostegno al governo, l’Assemblea nazionale di Si ha approvato la relazione del segretario Nicola Fratoianni, schierato contro la fiducia all’esecutivo, sostenendo che “non si può governare con la destra economica di Forza Italia e quella nazionalista della Lega”. Ma a rendere il quadro instabile è proprio il partito di Matteo Salvini, che sulla proroga della riapertura delle piste da sci ha accusato Roberto Speranza “di cambiare le carte in tavola il giorno prima” e sull’ipotesi di un eventuale lockdown ha dichiarato che “non se ne può più di esperti che seminano paura”.
Pesa poi sul nascente esecutivo l’esclusione delle donne del Partito democratico dalla compagine di governo. Pur essendo scontato il voto di fiducia, non è piaciuta nella comunità Dem la mossa del segretario Nicola Zingaretti che ha tentato di correre ai ripari, proponendo alla componente rosa qualche incarico come sottosegretaria. Per la vicepresidente democratica, Debora Serracchiani e il deputato Pd Matteo Orfini “il problema è politico e non basta una sottosegretaria a risolverlo”.