Almeno sei persone della scorta volontaria di Roger Stone sono entrate a Capitol Hill durante l’attacco dello scorso 6 gennaio. Questo è quanto emerso da un’indagine del New York Times. Alcuni video mostrano gli uomini della sicurezza del signor Stone, ex consigliere di Donald Trump, il giorno dell’attacco e il giorno prima. Tutti e sei associati a Oath Keepers, una milizia antigovernativa di estrema destra, nota per “proteggere” le personalità di destra durante gli eventi pubblici.
Dagli anni ’70 Stone ha lavorato alle campagne dei politici repubblicani tra cui Richard Nixon, Ronald Reagan, Jack Kemp, Bob Dole e Donald Trump. Nel corso della campagna presidenziale di Trump del 2016 ha poi promosso una serie di fake news e teorie del complotto per screditare Hillary Clinton. Lo scorso novembre, quindi, è stato condannato per diversi reati nell’ambito dell’inchiesta sulle interferenze russe proprio nella campagna elettorale statunitense del 2016 (tra cui intralcio alla giustizia, falsa testimonianza e per avere fatto da tramite tra il comitato elettorale del tycoon, gli hacker russi e Wikileaks).
Dalla consultazione di video, foto e dalla ricerca di un gruppo di monitoraggio online chiamato Capitol Terrorists Exposers, si è ricostruito il passaggio della squadra di sicurezza dal sorvegliare Stone all’entrata in Campidoglio.
Il 5 gennaio, il giorno prima dell’attacco, il signor Stone fa due apparizioni pubbliche a Washington a sostegno delle affermazioni infondate di Trump. Nel pomeriggio, dopo un discorso alla Corte suprema degli Stati Uniti, l’ex consigliere del tycoon viene sorvegliato da uno dei sei “custodi” di Oath Keepers, mentre gli altri tengono a bada la folla. La sera Stone parla in un’altra manifestazione nei pressi della Casa Bianca. “Vinceremo questa battaglia – dice- o l’America entrerà in mille anni di oscurità”.
La mattina del 6 gennaio, poi, viene avvistato fuori dall’hotel Willard InterContinental assieme a uno degli agenti. Quello sarà l’ultimo avvistamento di Stone, ma non delle sue guardie. I video mostrano infatti tutti e sei i componenti della scorta all’interno del Campidoglio durante l’attentato. Nei giorni scorsi, però, il consulente politico si è difeso con un post sui social, sostenendo di non aver visto alcuna prova di attività illegale da parte dei “Guardiani del giuramento”, e che, se ci fossero prove, “dovrebbero essere perseguiti”.