È questione di ore. Entro oggi, o al più domani, il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi dovrebbe salire al Quirinale per formare il nuovo governo. Dopodiché si terrà la cerimonia del giuramento per poi chiudere con il voto in Parlamento mercoledì al Senato e giovedì alla Camera.
Sarà il premier incaricato a scegliere personalmente la squadra di governo insieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma non mancano voci sui possibili ministri. Marta Cartabia, ex presidente della Consulta, è la favorita per il Ministero della Giustizia, mentre Daniele Franco, attuale direttore generale di Bankitalia, dovrebbe guidare il Ministero dell’Economia. Possibili incarichi per leader o esponenti dei partiti. Per la Lega Giancarlo Giorgetti è tra i papabili mentre per il Pd potrebbero trovare spazio Dario Franceschini e Lorenzo Guerini. Ma sia dal segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti, che da quello della Lega, Matteo Salvini, è arrivata la smentita. Nessuno ha indicato nomi a Draghi.
Ieri in serata è arrivato anche il sì dagli iscritti Movimento 5 Stelle. Dei circa 74mila votanti sulla piattaforma Rousseau, il 59,3% si è espresso a favore del nuovo esecutivo. 40.7% i contrari. L’esito di questo voto ha reso chiara la divisione all’interno del Movimento. Alessandro Di Battista ha annunciato in una diretta Facebook di voler lasciare i pentastellati: «La mia coscienza politica non ce la fa più, da diverso tempo non sono in accordo con alcune scelte del M5S. Non posso far altro che farmi da parte».
Infine Matteo Renzi, in un’intervista al Financial Times si è preso il merito per l’avvicendamento di Draghi: «La possibilità di essere guidati da Draghi era una speranza incredibile, e quindi ho deciso di rischiare tutto, perché l’obiettivo lo giustificava».
Aggiornato alle ore 13