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HomeCronaca “I gestori delle piattaforme sanno moltissimo dei nostri bambini e ci profilano”

"Usare un algoritmo
per verificare l'età
degli utenti in rete"

L'avvocato Scorza a Lumsanews

"Antonella sia di insegnamento"

di Roberta Chiarello09 Febbraio 2021
09 Febbraio 2021

Guido Scorza è un avvocato cassazionista e componente del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali. Ha spiegato a Lumsanews la natura del provvedimento straordinario imposto dal Garante su Tik Tok.

La morte di Antonella è stata addebitata alla “blackout challenge” ma in reta della sfida non c’è traccia. Se Tik Tok riuscisse a dimostrare la propria “innocenza” in tal senso, la misura straordinaria imposta dal Garante avrebbe ancora ragion d’essere? 

“La circostanza che il suicidio della bambina sia stato o meno istigato dalla sua partecipazione a una challenge sulla piattaforma è in corso di accertamento. Dal nostro punto di vista ciò che conta è che una bambina di dieci anni fosse dove non avrebbe dovuto essere, cioè in una piattaforma riservata a un pubblico maggiore di 13 anni, e che il gestore della piattaforma abbia trattato i suoi dati e quelli di milioni di altri bambini sulla base di un contratto che questi ultimi non sono in grado di concludere in maniera consapevole. Sotto il profilo della disciplina sulla protezione dei dati, un trattamento basato su un contratto non validamente concluso è un trattamento illecito”.

Gli stessi provvedimenti potrebbero essere applicati anche ad altri social network come Instagram o Facebook?

“Abbiamo già chiesto informazioni anche a altri social per capire se e cosa facciano per verificare che i loro utenti abbiano effettivamente l’età necessaria per l’utilizzo dei servizi e, in ogni caso, ci auguriamo che questa vicenda sia di insegnamento per tutti: per gli altri social, per i genitori e per il mondo della scuola”.

Il Garante ha imposto il blocco nell’acquisizione dei dati di account per i quali non possa essere verificata l’identità. Che rischi si corrono con la divulgazione dei propri dati?

“Il punto non è la divulgazione dei dati, ma il loro trattamento da parte del gestore della piattaforma. I dati in questione vengono utilizzati per proporre contenuti agli utenti a seconda dell’età. Se l’utente ha 13 anni vedrà contenuti destinato alla sua età dichiarata, se poi emerge che in realtà è più piccolo il risultato è che gli vengono proposto contenuti inadatti che possono produrre effetti  gravissimi sullo sviluppo della sua personalità e sulla sua vita”.

Come può Tik Tok verificare l’età di un utente senza violarne la privacy? E come un algoritmo potrebbe distinguere un adolescente di 14 anni da un bambino di 10?

“I gestori di queste piattaforme sanno molto di noi e dei nostri bambini e ci profilano contenuti per finalità commerciali. L’idea è usare le stesse tecniche e soluzioni anche per verificare l’età. Il modo in cui un utente interagisce con una piattaforma e con altri utenti, se analizzato in maniera corretta, è in grado di rilevare con ragionevole certezza la sua età. Non c’è bisogno di pensare a violazioni della privacy per evitarne delle altre”.

Alcuni politici suggeriscono che per iscriversi ai social network si debba presentare un documento d’identità. Cosa ne pensa di questa proposta?

“Noi abbiamo sempre parlato di verifica dell’età e non dell’identità.  Per verificare semplicemente l’età di una persona non è necessario chiedere un documento di identità. Se lo si facesse si finirebbe con il consegnare ai gestori privati di grandi piattaforme una quantità enorme di ulteriori dati personali di straordinaria qualità.  Al limite si potrebbe pensare a soluzioni di verifica dell’identità di tipo selettivo, magari nei casi dubbi.”

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