“La diplomazia è tornata”, così Joe Biden ha esordito nella sua prima visita al dipartimento di Stato americano, dove ha comunicato le prossime mosse degli Stati Uniti riguardo la politica estera.
Il presidente ha annunciato una svolta rispetto all’amministrazione Trump nei rapporti con la Russia, dichiarando di non essere più disposto a subire le azioni ostili di Mosca e di Vladimir Putin. “Alexei Navalny dovrebbe essere rilasciato immediatamente e senza condizioni”, ha ammonito, aggiungendo di essere pronto ad aumentare i costi per la Russia, nonostante il recente rinnovo del New Start. Gli Stati Uniti, inoltre, dovranno fronteggiare le ambizioni di Pechino, con cui saranno pronti a lavorare solo quando sarà nell’interesse dell’America.
Inaspettata la mossa sullo Yemen. Il presidente ha annunciato lo stop del sostegno statunitense alla guerra saudita nello stato arabo, rimettendo in discussione il rapporto con Riad. Una battuta anche sulla situazione in Birmania, a cui ha arriveranno sanzioni se l’esercito non dovesse cedere il potere e rilasciare i detenuti. Ribaltate, inoltre, diverse scelte dell’era Trump: è pronta una rivoluzione della presenza delle truppe americane nel mondo e una sterzata su Afghanistan, con una revisione dell’accordo con i talebani per il ritiro delle truppe, e Corea del Nord, attraverso un nuovo approccio tra sanzioni e incentivi per la denuclearizzazione. Su quest’ultimo tema, Biden annuncia che gli Stati Uniti rientreranno nell’accordo con l’Iran solo se verrà rispettato, puntando poi a una nuova intesa con garanzie sul programma missilistico.
Il presidente ha annunciato, infine, un ordine esecutivo per alzare da 15 a 125 mila il numero di rifugiati accolti negli Stati Uniti, ha promesso un coinvolgimento dei moderati repubblicani in tema di rapporti internazionali e ha ricordato il proprio impegno sull’ambiente, dopo essere rientrato nell’accordo di Parigi sul clima.