Niente interviste ai “giornalisti che si sono già dimostrati inaffidabili se non addirittura in malafede”. Rimangono tesi i rapporti del Movimento con la stampa italiana.
In un’email, la squadra di Grillo invia ai suoi parlamentari le linee guida della cosiddetta “fase 2”di comunicazione del M5S in Parlamento. Dopo il controllo imposto in Transatlantico, lo staff invita i propri parlamentari a rilasciare interviste esclusivamente all’interno della stanza del gruppo di comunicazione e solo dopo diretta autorizzazione. L’obiettivo dichiarato dal gruppo è ridare slancio all’iniziativa del Movimento, soprattutto dopo aver constatato la “grande difficoltà a far percepire all’esterno il lavoro dei deputati”. In particolare, la strategia mira ad anticipare i temi sviluppati dalla stampa, provando a generare il cosiddetto “effetto traino”, che potrebbe poi confluire nella creazione di un portale, dove poter fare confluire i contenuti, e accessibile sia dalla stampa che dai comuni cittadini.
Intanto, dopo le polemiche sui guadagni derivanti dal blog “La Cosa”, oggi compare un post a chiarimento. Nato nel 2005, il blog di Grillo, a differenza della maggior parte dei prodotti editoriali italiani, televisivi o cartacei, non ha mai utilizzato fondi pubblici. Negli ultimi anni la sua gestione è stata sempre in perdita. Nel 2011, in particolare,la Casaleggio Associati(CA) ha chiuso con un passivo di 57.800 euro, per un fatturato di circa 1.400.000 euro. Nel 2012 i costi erano diventati insostenibili e per questo, verso metà anno, si è fatto ricorso alla pubblicità.
I bilanci di CA, si precisa ancora nel post, sono depositati alla Camera di Commercio di Milano e “disponibili a qualunque giornalista interessato ai suoi mirabolanti guadagni”.
di Marina Bonifacio
