Fermate questa mattina a Palermo 22 persone, tra le quali c’è anche Antonio Gallea, il mandante dell’omicidio di Rosario Livatino, magistrato ucciso nel 1990 e recentemente proclamato Beato da Papa Francesco. Le accuse sono di mafia, estorsione e favoreggiamento aggravato. Coinvolti nell’indagine sono anche un ispettore e un assistente capo della polizia, per i quali l’accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa, accesso abusivo al sistema informatico e rivelazione di segreti d’ufficio, e un avvocato.
L’operazione, collegata a un’ inchiesta della Dda di Palermo, è stata coordinata dal Procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Gery Ferrara, Claudio Camilleri e Gianluca del Leo.
Gli inquirenti hanno accertato che l’avvocato Angela Porcello, avrebbe assunto un ruolo di vertice in Cosa nostra organizzando i summit, suggeritrice e ispiratrice di molte attività dei clan. La scelta dello studio come base logistica degli incontri era dovuta al fatto che la legge limita le attività investigative negli studi legali.
La Stidda sembra quindi essere tornata a organizzarsi intorno a due ex ergastolani riusciti a ottenere la semilibertà tra il 2015 e il 2017.
Riemerge anche la figura di Matteo Messina Denaro, capomafia trapanese latitante da 28 anni. Dalle indagini sembra che sia ancora lui ad avere l’ultima parola su investiture e destituzioni dei vertici di Cosa Nostra. A lui spetta il 23esimo fermo risultante dall’inchiesta dei carabinieri del Ros, che tuttavia, essendo latitante, non è stato eseguito.