Antonella Inverno è una giurista specializzata nella tutela internazionale dei diritti umani, dell’infanzia e dell’adolescenza. Collaboratrice di Save the Children Italia dal 2005, è responsabile delle politiche per l’infanzia e l’adolescenza. A LumsaNews racconta la preoccupazione principale dell’ong nell’ultimo periodo: la dispersione scolastica.
Il rapporto globale “Save our education” della scorsa estate ha denunciato la drammatica situazione di povertà educativa di un’intera generazione di bambini a causa delle limitazioni scolastiche legate la pandemia. Quali sono i danni di questa situazione nel lungo periodo?
“Noi abbiamo fatto un’indagine proprio su questo argomento e sugli adolescenti, per identificare l’impatto di questa situazione a lungo termine, perché oltre alla perdita di apprendimento, che avrà sicuramente delle conseguenze negative negli anni avvenire, questa situazione di criticità avrà anche un impatto sull’identità di questa generazione. Molti ragazzi hanno denunciato per esempio stati d’animo preoccupanti, d’ansia e di depressione e alcuni di loro hanno anche detto di aver cambiato programmi per il futuro a causa di problemi economici in famiglia causati dal Covid19. In generale poi c’è un cambiamento delle relazioni tra pari”.
Quindi senza la scuola i bambini e i ragazzi hanno perso un punto di riferimento importante che li penalizzerà in futuro?
“Si, diciamo che quello che a noi preoccupa è l’aumento delle disuguaglianze perché mentre da una parte siamo convinti che ci sarà una percentuale di ragazzi che acquisirà delle nuove consapevolezze grazie a questa storia, dall’altra ci sarà inevitabilmente chi rimarrà ai margini”.
Quali sono stati i limiti della didattica a distanza? E quanto essa ha inciso sul fenomeno della dispersione scolastica?
“Ecco, questa è la nostra preoccupazione principale: la dispersione scolastica. In una nostra ricerca il 28% degli intervistati ha dichiarato di non aver più visto, da un giorno all’altro, un compagno di scuola e il 7% di averne persi di vista tre o più di tre. Ovviamente crediamo che questo possa far aumentare il tasso di dispersione scolastica in Italia, che già prima della pandemia si attestava intorno a valori molto alti rispetto alla media europea (il 13,8% contro il 10%). La didattica a distanza è stato uno strumento di emergenza molto utile sicuramente però non è uno strumento che può sostituire la scuola vera e propria, intesa non solo come luogo di apprendimento ma anche come luogo di socialità”.