Si è aperto uno scontro diplomatico tra Unione europea e Regno Unito, il primo dell’era post-Brexit, sui ritardi nella consegna dei vaccini e, nello specifico, la serrata trattativa tra l’Unione Europea e la casa farmaceutica AstraZeneca.
Dopo le pesanti accuse di Bruxelles nei confronti dell’azienda farmaceutica su ritardi e inefficienze, il CEO Pascal Soriot aveva negato ogni accusa e aveva precisato che nei contratti, attualmente secretati, è previsto che l’azienda possa produrre le dosi senza particolari vincoli.
La Commissione Europea aveva sottoscritto un contratto da 300 milioni di dosi (più un’opzione di altri 100 milioni) per questo vaccino che era risultato più semplice da conservare rispetto a quelli di Pfizer-BioNTech e di Moderna. Le prenotazioni, quindi, erano state effettuate già nell’estate del 2020.
Venerdì scorso, però, l’azienda aveva annunciato che non sarebbe stata in grado di produrre tutti i vaccini richiesti e le autorità europee avevano sollevato l’ipotesi che i suoi dirigenti avessero deciso di privilegiare le consegne ad altri paesi dove erano riusciti a vendere il farmaco a prezzi più alti, ovvero il Regno Unito. Soriot, aveva spiegato che Londra aveva stretto un accordo circa tre mesi prima rispetto all’Unione Europea, dando all’azienda più tempo per avviare la produzione delle dosi nei propri impianti britannici.
Oggi, Bruxelles contesta le dichiarazioni di Pascal Soriot, e chiede lo svincolo dalla clausola di segretezza per poter pubblicare il contratto. In particolare, chiarisce che non è previsto che la produzione delle dosi per l’Ue debba essere limitata alla fabbrica in Belgio, ma può avvenire anche nel Regno Unito. Questa sera, inoltre, ci sarà una riunione del comitato direttivo sui vaccini in cui si insisterà sulla consegna delle dosi.