Le disuguaglianze sono esplose. I 10 uomini più ricchi hanno visto la loro ricchezza aumentare di 540 miliardi di dollari dall’inizio della pandemia ad oggi. I 1000 più ricchi, invece, hanno totalmente recuperato tutte le perdite, mentre i più poveri per riprendersi dalle conseguenze economiche del Covid-19 potrebbero impiegare più di 10 anni. Lo riferisce il rapporto Oxfam, presentato in occasione della Davos Agenda 2021.
In Italia 10 milioni di persone, a inizio 2020, non erano finanziariamente preparate ad uno shock come quello della pandemia. Il rapporto descrive il nostro Paese come caratterizzato da profonde disuguaglianze già prima dell’inizio dell’emergenza sanitaria. Le misure varate dal governo hanno aiutato a tamponare questo livello di disparità, ma è necessario che rientrino all’interno di un progetto più strutturale.
“Circa 10 milioni dei nostri concittadini più poveri con un valore medio del risparmio non superiore a 400 euro” – si legge nel rapporto- “non avevano nessun cuscinetto finanziario per resistere autonomamente allo shock pandemico”. Inoltre, “poco più del 40% degli italiani” si trovava in una condizione di povertà finanziaria, cioè non avevano risparmi sufficienti a vivere, in assenza di reddito, sopra la soglia di povertà relativa per oltre tre mesi. A completare il quadro è il dato che rileva, anche a metà 2019, profonde disuguaglianze: “Il top 10% (in termini patrimoniali) della popolazione italiana possedeva oltre sei volte la ricchezza della metà più povera della popolazione”.
Secondo l’Oxfam, le “misure di sostegno pubblico al reddito, al lavoro e alle famiglie” messe in atto dal governo nel corso del 2020 hanno in parte attenuato l’impatto della crisi e ridotto “moderatamente i divari retributivi e reddituali”. Si parla infatti di una riduzione dell’1,7% delle disuguaglianze dei redditi da lavoro e dell’1,1% dei redditi disponibili equivalenti delle famiglie italiane. Tuttavia c’è stato contemporaneamente un calo dei redditi delle persone meno abbienti. Inoltre queste sono state misure compensative e non strutturali, che necessitano invece di essere “mantenute fino a pieno recupero dell’economia”.