Quella che si apre oggi sarà una settimana cruciale per futuro del governo Conte II, che si trova a un bivio: dimettersi e provare a formare un Conte ter, oppure tentare il tutto per tutto al Senato.
Il progetto al quale si lavora da giorni consisterebbe in un appello del presidente del Consiglio a tutte le forze politiche affinché collaborino a un governo di «salvezza nazionale». Una maggioranza allargata all’area moderata del centrodestra e di cui farebbe parte anche il leader di Italia viva Matteo Renzi. Non sono però tutti concordi nel coinvolgimento dell’ex premier fiorentino. Tra questi il ministro per lo Sviluppo Economico Stefano Patuanelli secondo cui “chi è il problema non può essere la soluzione. Non è una questione personale ma di affidabilità politica”. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti ribadisce il suo sostegno a Conte per un governo “ampio ed europeista” e una parte del Pd insiste per ricucire con Renzi a cui si aggiunge il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia.
“Abbiamo 48 ore. O c’è una maggioranza o si va al voto” ha scandito ieri Luigi Di Maio, il cui staff oggi sottolinea che c’è un pieno sostegno a Conte. Prevista per questa sera l’assemblea dei parlamentari grillini con Vito Crimi.
Il primo test per la tenuta del governo è atteso mercoledì, giorno del voto di Camera e Senato sulla relazione del ministro Alfonso Bonafede sull’amministrazione della giustizia, ma i numeri sembrerebbero ancora insufficienti per l’esecutivo. “Ascolteremo Bonafede, ma sarà difficile votare diversamente da un no, perché aspettiamo ancora il tavolo promesso dal Guardasigilli sui temi della giustizia, che non è stato mai fatto”, afferma l’ex ministra Iv Teresa Bellanova.
Incassare una sfiducia sulla giustizia costringerebbe il presidente del Consiglio a doversi dimettere, con poche speranze di ricevere nuovamente l’incarico.
Domani, quindi, il premier potrebbe salire al Colle e iniziare le consultazioni per verificare la fattibilità di un reincarico.