Sono passate solo poche ore dal giuramento di Joe Biden come 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America e il neo-eletto sembra determinato a dare immediato avvio alla sferzata di cambiamento tanto attesa. D’altronde il nuovo leader americano si trova a dover risollevare un paese messo in ginocchio dalla pandemia, con un’economia semi paralizzata da un anno e rapporti geopolitici messi in discussione dal precedente inquilino della Casa Bianca, Donald Trump.
Una sfida difficilissima, alla quale “sleepy Joe” – come erano soliti apostrofarlo i detrattori repubblicani – ha risposto tempestivamente con la firma di 17 ordini esecutivi, nel pomeriggio di ieri. Tra questi l’obbligo di indossare la mascherina in tutte le strutture federali, un primo stacco netto con l’amministrazione Trump, così come la revoca del divieto di ingresso negli Usa per i viaggiatori provenienti da alcuni paesi musulmani e lo stop alla costruzione del muro ‘anti-migranti’ al confine con il Messico.
Unione e accoglienza sono stati per Biden punti fondanti durante la campagna elettorale e non a caso la prima riforma strutturale sarà quella sull’immigrazione. L’obiettivo è concedere la cittadinanza a 11 milioni di migranti irregolari, attraverso un percorso lungo otto anni: cinque per ottenere la ‘green card’, il permesso di soggiorno permanente e tre per ottenere la cittadinanza americana.
Per la ripresa dell’economia è già in agenda un piano ad hoc. L’“American rescue plan” prevede lo stanziamento della cifra monstre di 1.900 miliardi di dollari, circa il 10% del Pil americano. Metà saranno destinati al sostegno delle fasce più bisognose della popolazione, con afroamericani e latinos in prima linea. Altri 400 miliardi di dollari andranno alle piccole imprese e agli Stati più colpiti dalla pandemia.