Sono ancora in corso le indagini sulla gestione del Covid nel Bergamasco. In queste ore la Guardia di finanza sta eseguendo una serie di acquisizioni negli uffici del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore della Sanità a Roma. Gli agenti, dietro ordine firmato dai pubblici ministeri di Bergamo, stanno raccogliendo gli atti relativi al piano pandemico nazionale del 2017. Le acquisizioni stanno avvenendo anche nella sede dell’Assessorato al welfare della Regione Lombardia.
L’obiettivo è scoprire se l’Italia, all’alba dell’emergenza Covid, fosse o meno dotata di un piano anti-pandemia aggiornato. Nei mesi scorsi è emerso che il documento datato 2017 fosse un copia-incolla del 2006. La storia è stata ricostruita dopo la serie di dichiarazioni pubbliche tra Francesco Zambon e Ranieri Guerra, rispettivamente funzionario e direttore vicario dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Zambon ha più volte affermato di aver falsificato la carta sul piano pandemico su richiesta di Guerra, in modo che risultasse aggiornata al 2016. D’altra parte, il numero due dell’Oms, ha dichiarato di non aver mai avuto “la facoltà di prendere iniziative”. Da qui la procura di Bergamo potrà concludere il capitolo che riguarda la mancata istituzione della zona rossa, l’anomala apertura e chiusura dell’ospedale di Alzano e le morti nelle Rsa.
Intanto tra qualche giorno verranno sentiti dai pm di Bergamo alcuni dirigenti tecnici del Ministero della Salute, tra cui Giuseppe Ruocco, segretario generale del ministero ed ex dirigente della Prevenzione prima di Guerra. Solo dopo queste deposizioni i magistrati decideranno se recarsi a Roma per sentire il ministro della Salute Roberto Speranza.