Disperarsi anche per una piccola multa. A questo si sono ridotti gli italiani, per la precisione il 30%, come risulta da un’indagine di “Astra ricerche” pubblicata questa mattina su Italia Oggi. Secondo la ricerca il 70% del campione intervistato definisce la propria condizione di vita negativa o, in alcuni casi, addirittura pessima. In questa percentuale un 30% si dice disperato, non riuscendo più a districarsi tra le varie difficoltà di tutti i giorni, in particolare in caso di piccoli imprevisti come una multa o un’analisi improvvisa.
Si peggiora sempre di più. Una situazione drammatica se si considera che solo l’anno scorso la percentuale di “disperati” era del 20%, un aumento di dieci punti che fa capire, ancora una volta, la gravità della crisi in cui ci troviamo. Ma a preoccupare maggiormente è, per la maggior parte degli intervistati, la perdita della speranza. Il 56%, infatti, pensa a un peggioramento della propria condizione da qui a un anno e solo 18 italiani su 100 credono in una ripresa del Paese e dell’economia.
C’è bisogno di un leader. Tuttavia gli italiani sono ingegnosi e così, non potendo permettersi grandi piaceri, si lasciano andare a piccoli svaghi. Secondo Enrico Finzi, presidente di “Astra ricerche”, ora però c’è bisogno di un’inversione di tendenza per tornare a guardare al futuro con ottimismo. Sempre Finzi ricorda come gli intervistati indicassero come figure rappresentative della politica, del cinema, dello sport e della religione per lo più personaggi del passato, chiaro segnale di come oggi sia forte la mancanza di una leadership. Una figura nel mondo politico che riuscisse a intercettare i bisogni e le attenzioni di questa percentuale di italiani, avrebbe sicuramente successo. Un compito che forse, per Finzi, potrebbe essere quello del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, un politico che ha ottenuto attestati di stima in modo trasversale.
Tuttavia, nonostante la disperazione dei cittadini, il successo del MoVimento 5 Stelle, non dovrebbe durare ancora a lungo. Per Finzi, quella di Grillo è una strategia che non paga nel medio-lungo periodo perché «la gente è angosciata e la violenza verbale genera ansia».
Domenico Cavazzino