La Cina ha registrato ieri 103 nuovi casi di Covid-19, segnando una crescita per la prima volta in oltre cinque mesi. In base ai dati della Commissione sanitaria nazionale, 85 sono le infezioni trasmesse localmente, di cui 82 nella provincia di Hebei, vicino a Pechino, dove sono state rafforzate le misure di sicurezza.
Intanto nella giornata di giovedì 14 gennaio un team di esperti dell’Oms sarà in Cina, al fine di accertare le origini del Covid-19. Lo ha riferito la Commissione sanitaria nazionale di Pechino con una nota stampa, la quale afferma che il team internazionale di 10 esperti “condurrà ricerche congiunte in cooperazione sulle origini del Covid-19 insieme agli scienziati cinesi”. La missione sarebbe già dovuta essere svolta la scorsa settimana, ma da Pechino non arrivò il via libera.
Sabato il numero due della Commissione sanitaria nazionale, Zeng Yixin, ha ribadito la piena collaborazione di Pechino, assicurando la disponibilità a ospitare il team di esperti precisando di aver avuto “ben quattro incontri” sul tema in collegamento video.
Infine la Cina ha duramente condannato la mossa del segretario di Stato statunitense Mike Pompeo che sabato ha allentato le limitazioni “auto-imposte” sulle interazioni tra i funzionari di Washington e Taiwan, assicurando che nessuno potrà impedire la “riunificazione” del Paese. Taiwan, al contrario, ha accolto con favore la decisione di Pompeo, con il ministro degli Esteri Joseph Wu che ne ha rimarcato l’importanza “per l’elevazione delle relazioni Taiwan-Usa”. Con la presidenza di Donald Trump sono aumentate sia le vendite di armi sia gli incontri tra funzionari.
Mercoledì, intanto, l’ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite Kelly Craft sarà a Taipei per una visita di tre giorni, provocando già una robusta reazione della Cina che ha minacciato “durissime conseguenze”.