È morto a 64 anni Paolo Rossi, l’eroe della Nazionale italiana campione del mondo del 1982. A portarlo via è stato un tumore ai polmoni scoperto circa un anno fa. La notizia del decesso è stata diffusa nella notte dalla moglie, Federica Cappelletti. L’ex calciatore è morto all’ospedale Le Scotte di Siena, dove da qualche tempo si trovava ricoverato a causa dell’aggravarsi della malattia.
Il campione del mondo, che viveva ad Arezzo con la famiglia, lascia due figlie di dieci e otto anni. La salma si trova ora all’obitorio dell’ospedale dove sarà anche allestita la camera ardente che, nel rispetto delle norme Covid, rimarrà aperta soltanto per parenti e amici stretti.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha definito il campione del mondo come “il simbolo di una Nazionale e di un’Italia unita e tenace, capace di battere avversari di enorme caratura”.
In quell’estate del 1982 infatti, in cui la nostra nazionale superò il Brasile, la Germania e l’Argentina di Maradona, l’Italia intera scese in piazza per fare festa. E Paolo Rossi fu proprio il simbolo di una nuova Italia, nonché il primo giocatore a vincere nello stesso anno il Mondiale, il titolo di capocannoniere di quell’edizione spagnola e il Pallone d’oro.
I messaggi arrivano anche da colleghi calciatori come Antonio Cabrini, che piange la morte di un fratello, e Dino Zoff, che saluta il compagno “simpatico ed intelligente”.
Lo ricorda con commozione, come un padre, anche l’ex allenatore Giovanni Trapattoni, con il quale Paolo Rossi, nella Juventus degli anni ‘80, ha vinto due scudetti: “Ciao Paolo, i giocatori non dovrebbero andarsene prima degli allenatori”.
Giocò nella Juventus per alcuni anni nelle giovanili e di nuovo tra 1981 e 1985. Il club bianconero lo ricorda con un’immagine di quella squadra, “perché come lui ne nascono pochi. Ciao Pablito”.