Gli Stati Uniti e Huawei trattano per rimpatriare in Cina Meng Wanzhou. La direttrice finanziaria del colosso cinese della tecnologia era stata arrestata in Canada nel 2018, su mandato internazionale diramato da Washington. Le accuse a suo carico sono quelle di violazioni delle sanzioni statunitensi nei confronti dell’Iran per conto di Huawei e di frodi bancarie. Meng, da allora, è stata confinata a Vancouver dove possiede una casa.
Gli avvocati di “Lady Huawei”, che ha sempre rifiutato l’ipotesi di estradizione negli Stati Uniti, stanno negoziando con il Dipartimento di Giustizia americano. Secondo quanto riporta il Wall Street Journal in ballo c’è l’ipotesi di raggiungere un “deferred prosecution agreement” nel quale Meng ammetterebbe almeno parte delle accuse formulate contro di lei. In questo modo i pubblici ministeri potrebbero rinviare e poi potenzialmente ritirare il resto delle accuse, se l’imputata continuasse a collaborare.
Al momento però la donna 48enne non sembra aver intenzione di dichiararsi colpevole, anche perché è convinta di non aver compiuto illegalità. Tramite un portavoce della compagnia ha rifiutato di commentare le indiscrezioni.
Il caso di “Lady Huawei” ha dimostrato tutta la tensione presente in questo momento storico tra le due potenze globali, Stati Uniti e Cina. Sono in molti infatti a pensare che questo sia l’esempio più lampante del tentativo di Washington di contrastare le volontà di primato mondiale di Pechino. Le numerose sanzioni statunitensi infatti hanno tentato di frenare le aziende cinesi, soprattutto nel campo della tecnologia.
Una possibile conclusione positiva della questione, con il ritorno in Cina di Meng Wanzhou, potrebbe essere un passo in avanti per una comunque difficile distensione dei rapporti tra Pechino e Washington.