Il primo ministro dell’Etiopia, Abiy Ahmed, ha ordinato all’esercito federale di scagliare l’offensiva finale contro le forze separatiste della regione autonoma del Tigrè, dove da ormai alcune settimane è in corso un conflitto armato.
Le azioni di guerriglia sono partite dagli abitanti del Tigrè. Questa regione etiope, che può contare su 250 mila soldati e ingenti armamenti, e è uno dei dieci Stati federati che costituiscono l’Etiopia.
Da quando il leader Abiy è al comando del Paese, gli abitanti della regione hanno manifestato numerose lamentele per i processi di corruzione che hanno coinvolto la classe dirigente locale, ritenendoli un modo per cercare un capro espiatorio per i problemi presenti nel Paese. A far salire la tensione, dopo il disconoscimento delle elezioni di settembre scorso, è stata la decisione del governo centrale di tagliare i fondi al Tigrè che ha descritto l’iniziativa come un atto di guerra e ha annunciato di non riconoscere più l’autorità del governo.
Abiy, insignito del Nobel per la Pace nel 2019, ha avviato le operazioni militari in seguito a un “attacco” nei confronti di una base militare che i ribelli sostengono non sia mai accaduto.
Il premier ha dichiarato sul suo profilo Facebook che “l’esercito ha ricevuto l’ordine di lanciare la fase finale dell’offensiva partita il 4 novembre” contro le milizie del Tigrè, facenti capo al Fronte di Liberazione del popolo del Tigrè (Tpfl), sul capoluogo Mekele nella regione di Macallè. Ha inoltre assicurato che “si farà di tutto per proteggere i civili”.