È ancora fermo in Consiglio europeo l’accordo su bilancio Ue e Recovery Fund. Il vertice di ieri in videoconferenza, tra i leader degli stati membri dell’Unione europea, si è chiuso senza che si sia riusciti a sbloccare l’impasse posto con il veto di Polonia e Ungheria sulla manovra salva Stati da 1800 miliardi di euro. “Continuiamo a cercare una soluzione accettabile” ha sottolineato il presidente del Consiglio Ue Michel. Ha fatto eco la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen: “Milioni di cittadini aspettano una risposta a questa crisi senza precedenti, serve un accordo al più presto”. Anche Angela Merkel, presidente di turno del Consiglio Ue, si è detta ottimista per una risoluzione a breve termine del contrasto con Varsavia e Budapest, puntando al prossimo summit del 10 dicembre.
“All’interno dell’Ue non è la prima volta che le discussioni sul budget arrivano agli estremi. Tuttavia ci sono molte soluzioni possibili; è solo questione di volontà politica” ha ammesso in mattina il premier ungherese Viktor Orbàn. Il premier sovranista, capofila del fronte Visegrad per il “no” alla condizionale dello Stato di diritto per l’erogazione dei fondi Ue, potrebbe presto, secondo Repubblica, cedere ad un compromesso. Servirebbero garanzie politiche, da parte dell’Unione, che la manovra non intaccherà la sovranità degli Stati membri.
A spingere sui leader nazionalisti, che stanno tenendo in stallo l’Ue, per una risoluzione della crisi in favore dell’avvio degli aiuti europei, gli stessi cittadini ungheresi, polacchi e sloveni, in attesa dei finanziamenti. Secondo un sondaggio Ue di inizio ottobre, il 72% degli ungheresi e dei polacchi, ed il 78% degli sloveni, sostengono che l’Ue dovrebbe fornire fondi ai Paesi dell’Unione solo a condizione che il governo nazionale rispetti lo stato di diritto e i principi democratici.