“Cambiamento” è la parola chiave degli Stati Generali del Movimento 5 Stelle. L’obiettivo è riuscire a mantenere la legislatura e lavorare all’asse d’intesa col Partito Democratico nelle grandi città. In vista anche una rivoluzione della piattaforma Rousseau.
La votazione dei trenta esponenti pentastellati che parleranno domenica durante la giornata conclusiva degli Stati generali ha visto la partecipazione solo di un militante su sei, un’affluenza bassa.
Una situazione sulla quale pesano alcune assenze: quella di Davide Casaleggio e la probabile assenza del fondatore Beppe Grillo. Confermata, invece, la presenza di Giuseppe Conte, dopo la richiesta inviatagli da Vito Crimi. Quello del presidente del Consiglio, secondo alcune indiscrezioni sarà un intervento «istituzionale».
Agli Stati Generali parteciperanno anche Paola Taverna, Lucia Azzolina, Stefano Buffagni, Manlio Di Stefano, Luigi Gallo, Danilo Toninelli e Elisabetta Trenta.
La guida del Direttorio potrebbe spettare a Paola Taverna, dopo che le quotazioni di Chiara Appendino sono crollate a seguito di una recente condanna penale.
Possibili dissapori fra le due “anime” del M5S: i “governisti” e i “lealisti”. In particolare a far notizia è il ruolo di Alessandro Di Battista, anima anti-Pd del Movimento, che ha rifiutato l’ingresso in un organo collegiale del partito. I big cercheranno sicuramente di arginare Alessandro Di Battista che invoca un ritorno alle origini dei Pentastellati. Ritorno al passato reso impossibile dalle scelte degli ultimi due anni di Governo nei quali i 5Stelle hanno preso una strada più istituzionale.
Per Luigi Di Maio si prospetta un ruolo di seconda fila all’interno del direttorio legato, il campano potrebbe tornare a fare il capodelegazione nel governo.