Uscito martedì 10 novembre, “Gridalo” di Roberto Saviano è sicuramente un libro che si discosta dai precedenti, quasi a identificare una metamorfosi dello scrittore napoletano, che ribadisce però al lettore l’invito a non arrendersi mai. Saviano si discosta dai noti temi di criminalità organizzata e narcotraffico, proponendo un testo molto più riflessivo e introspettivo.
“Gridalo” rappresenta un desiderio razionale di dire basta, di chi sceglie di far esplodere i pensieri e le storie per creare nuova vita ed emergere. Lo scrittore parla al ragazzo che è stato quando frequentava il liceo Diaz a Caserta, si rivolge a lui come se fosse un altro, per metterlo in guardia dai pericoli e dalle trappole. Crea un percorso di 540 pagine perché quello studente possa muoversi con una bussola senza perdersi mai. Una guida costruita attraverso tante storie vere, che non facciano sentire solo questo ragazzo di 16 anni. Storie di uomini e donne celebri sia del passato che del presente, selezionati con grande attenzione, che lo accompagnano nella grande avventura della storia umana.
“Le storie che ti racconterò, se saprai leggerle, potrebbero all’occorrenza farti da scudo. Spero persino da munizione, una munizione particolare che, quando esplode, concede vita invece che toglierla. Consideralo il regalo di un amico, di un reduce, oppure consideralo una lanterna”, dice Saviano nella prefazione.
Lo scrittore invita inoltre ad andare e osare dove gli altri non hanno il coraggio, si sofferma su simboli e metafore, sul significato di democrazia e racconta della pandemia mondiale che stiamo vivendo. Tratta inoltre di un argomento che gli è molto vicino, raccontando le storie della giornalista russa Anna Politkovskaja e dello scrittore e giornalista saudita Jamal Khashoggi, entrambi ammazzati per via della loro penna.
Al termine di ogni percorso c’è un grido diverso e tutti insieme, alla fine, diventano un coro, un mantra che dice “Gridalo che non vale la pena vivere a queste condizioni, gridalo che tutto deve cambiare!”.