Non si fermano le proteste per la morte di George Floyd. Oltre agli scontri e ai tafferugli che hanno investito nella notte Minneapolis, le manifestazioni hanno raggiunto anche la lontana Los Angeles e Memphis. La folla chiede giustizia per l’afroamericano di 46 anni che, nel giorno del Memorial Day, è stato soffocato da un poliziotto bianco durante il tentativo di arrestarlo. Il presidente Donald Trump chiede al Dipartimento di Giustizia e all’Fbi di accelerare le indagini e promette su Twitter che “giustizia sarà fatta”.
At my request, the FBI and the Department of Justice are already well into an investigation as to the very sad and tragic death in Minnesota of George Floyd….
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) May 27, 2020
È accaduto tutto lunedì pomeriggio. George Floyd, che lavorava nella sicurezza di un locale, è stato fermato nella sua auto parcheggiata da una pattuglia di Minneapolis. Secondo quanto riferisce il Police Department, l’uomo sembrava “in condizioni alterate” ed era sospettato di trafficare documenti falsi. Gli agenti perdono la testa, lo bloccano a terra e lo ammanettano. “Non posso respirare… Ti prego… Non posso respirare”, implorava la vittima al poliziotto che gli premeva con forza un ginocchio sul collo. Poco dopo è arrivata un’ambulanza ma in ospedale è stato dichiarato ufficialmente il decesso.
‘Please. Your knee in my neck. I can’t breathe.’
Black man George Floyd died shortly after a Minneapolis police officer kneeled on his neck (warning: distressing) pic.twitter.com/kMPiILRUqR
— NowThis (@nowthisnews) May 27, 2020
I fratelli e la sorella sono sconvolti e chiedono che i quattro agenti, licenziati in tronco, siano messi immediatamente in carcere e processati per omicidio. Derek Chauvin, 44 anni, da diciannove anni in polizia, è quello che ha premuto sul collo della vittima mentre i colleghi stavano a guardare. Sarebbe stato coinvolto già altre volte in sparatorie, uso eccessivo della forza e violazione delle regolari procedure.
Nel Minnesota è esplosa la rabbia. Centinaia di persone che si richiamano al “Black Lives Matter” hanno bloccato questa mattina un cavalcavia della superstrada 101. Un presunto saccheggiatore è stato ucciso a colpi d’arma davanti a un banco dei pegni del proprietario di un negozio, secondo quanto riferiscono diversi media americani, fra cui il New York Post.
Sui social intanto cresce l’indignazione di tanti cittadini comuni, ma anche di personalità della politica e star dello sport e dello spettacolo. La stella del basket LeBron James ha sfogato la sua ira su Twitter ricordando le lotte del movimento #BlackLivesMatter, così come su Instagram è intervenuta la popstar Madonna: “E’ la cosa più raccapricciante e straziante che io abbia visto da molto tempo a questa parte”. Anche l’ex regina delle passerelle Naomi Campbell ha twittato: “Sono stanca di tutto questo e sono stanca di persone che muoiono senza motivo. Fate qualcosa!”.
His name was George Floyd. Say his name. Pray for his family. Demand Justice. #BlackLivesMatter #JusticeForGeorgeFloyd
— Black Lives Matter (@Blklivesmatter) May 26, 2020