Se c’è una cosa che non è cambiata con l’esplosione del Coronavirus in Italia, è la migrazione continua da una forza politica all’altra in Parlamento. Basti pensare che – come si legge in uno studio di Openpolis – durante il lockdown 13 tra deputati e senatori hanno cambiato partito, 23 nel 2020. A risentire maggiormente dell’inizio del nuovo anno è stato il Movimento 5 stelle, che – tra fuoriusciti ed espulsi – ha perso 18 parlamentari, di cui tre hanno creato una nuova componente nel gruppo Misto di Montecitorio, che – non si è capito bene se per casualità o per scelta – riporta nel nome la sigla di “Alternativa popolare”, partito fondato nel 2017 da Alfano.
Sono passati due anni dall’inizio della XVII legislatura, e fino a ora si è registrato un cambio di gruppo a settimana. Un numero che è cresciuto con la formazione del governo Conte II: il 74% dei cambi di casacca della legislatura è infatti avvenuto dopo la nascita del governo formato da democratici e pentastellati. Complice della crescita di queste “migrazioni” è anche la nascita dei gruppi parlamentari del partito di Matteo Renzi, Italia Viva, che non ha sottratto parlamentari solo al Pd, perché al fianco dell’ex premier si sono schierati anche – tra gli altri – eletti di Forza Italia.
Un trend quindi in crescita, che però non si avvicina ancora ai numeri del passato. Perché se dal 2018 si è registrata una media di 4,42 cambi di fazioni al mese, durate la diciassettesima erano poco meno di dieci al mese, il doppio. Mentre si può dire che il trend attuale sia molto simile a quello della sedicesima legislatura, dove vennero registrati 261 passaggi, 4,5 al mese.
Chi ne fa le spese – oltre al Pd indebolito da Italia Viva – è il Movimento 5 stelle, che infatti ha più chiesto a gran voce il vincolo di mandato, quella formula per cui una volta letti con un partito, o ci si resta per l’intera durata della legislatura o ci si dimette.