L’Europa infine si è destata, con la formula del Recovery Fund. È il piano economico proposto dalla Commissione per contrastare la grande depressione figlia dell’emergenza Coronavirus. Ieri a Bruxelles la presidente Ursula von der Leyen ha annunciato un investimento complessivo da 750 miliardi di euro a favore dei Paesi membri: 500 in finanziamenti a fondo perduto e gli altri 250 come prestiti a lunghissima scadenza. La Commissione otterrà i fondi emettendo bond europei sul mercato.
È la vittoria politica di Emmanuel Macron e Angela Merkel, fautori di una linea interventista e “solidale” da parte dell’Unione. Perdono invece i leader dei Paesi cosiddetti “frugali”: Austria, Danimarca, Olanda e Svezia. La loro idea prevedeva un piano anti-crisi ridotto, con molti meno fondi a disposizione, e prevalentemente sotto forma di prestiti. E sempre con l’occhio critico verso i bilanci degli Stati del Mediterraneo, considerati in crisi ben prima del Coronavirus.
Certamente vince anche l’Italia, prima beneficiaria del “Next Generation Eu”, questa la suggestiva formula usata dalla von der Leyen per battezzare il piano di investimenti anti Covid. Il nostro Paese incasserà 172,7 miliardi, tra finanziamenti a fondo perduto prestiti agevolati. Seconda beneficiaria la Spagna, anche lei molto colpita dal Coronavirus, con 140 miliardi. Una buona affermazione per il blocco internazionale del Mediterraneo, costituitosi in queste settimane di Lockdown sulla base della richiesta di un maggiore sostegno da parte dell’Unione. Dall’altro lato, rigoristi e meno “solidali”, i Paesi “frugali” e il blocco di Visegrad. La Germania un po’ in mezzo. Decisivo il supporto dato dalla Francia agli altri Stati del Mediterraneo.
Il piano della Commissione sembra godere di un consenso trasversale tra i partiti classici del Parlamento europeo, come popolari, socialisti e liberali. Ma deve essere approvato prima dal negoziato tra i 27 leader dell’Unione e poi dal Consiglio europeo del 18 giugno. I leader di Olanda e Austria faranno ancora qualche resistenza, ma il “partito della solidarietà” adesso è più forte e il piano dovrebbe essere sostanzialmente confermato. In ogni caso i finanziamenti arriveranno non prima del 2021.
Questo risultato dà ossigeno al governo e rafforza il premier Giuseppe Conte, da tempo impegnato in un corpo a corpo europeo per garantire all’Italia un maggiore sostegno economico da parte dell’Unione. Il Recovery Bond va in questa direzione, ed è una lotta vinta che l’inquilino di Palazzo Chigi rivendica: “In molti mi invitavano a stare cauto e a non espormi perché sarebbe stata una battaglia persa. Io invece sono stato sempre consapevole che una reazione europea forte e unitaria era assolutamente necessaria non solo per l’Italia ma anche per il futuro stesso dell’Europa. Adesso gli aiuti arrivino il prima possibile”. Con il premier esultano anche i partiti di governo.
Scettica l’opposizione sovranista. Matteo Salvini dice di non volere più promesse dall’Europa ma “soldi veri”. Il leader della Lega paventa “l’ennesima dichiarazione della Commissione europea”. Più positiva Giorgia Meloni, secondo la quale “In Europa qualcosa si muove e questo è un passo avanti”. La leader di Fratelli d’Italia però non vuole “applaudire a scatola chiusa”, perché “non è tutto oro quello che luccica”. E non risparmia anche un pizzico di delusione “500 miliardi di finanziamenti a fondo perduto sono pochi, ce ne volevano 1500”. Ma al netto delle dichiarazioni e dei legittimi dubbi, certamente da ieri in Italia è più difficile essere euroscettici.