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Adoc: “Sulle mascherine
la gente è disorientata
in vendita merce inutile”

“Non bisogna fidarsi degli influencer

la comunità scientifica sia più chiara”

di Giorgio Saracino27 Maggio 2020
27 Maggio 2020

Foto by Pixabay

L’Adoc è un’associazione a difesa dei consumatori e Roberto Tascini ne è il presidente. Per capire meglio di che tipo di speculazioni e truffe le persone sono state vittime in questi mesi abbiamo parlato con lui e con Marta Simoncini, la responsabile d’ufficio di Roma e del Lazio.

 

Presidente, cosa è successo?
“Ci siamo trovati totalmente impreparati, perché non avevamo aziende che producevano questi dispositivi a sufficienza. Quindi ci sono stati fenomeni speculativi: prima una mascherina costava 8-10 centesimi, oggi invece abbiamo constatato con migliaia di segnalazioni un aumento dei prezzi, a volte addirittura del mille per cento”.

Come associazione avete denunciato questi casi?
“Abbiamo girato tutto all’Antitrust, e i casi più eclatanti all’Autorità giudiziaria. È una situazione che rimane caotica, c’è disorientamento”.

Roberto Tascini, presidente Adoc

Perché?
“Parliamo ad esempio delle mascherine: sappiamo che ce ne sono di diversi tipi, ma la gente è disorientata, anche a causa di una cattiva e non precisa informazione”.

Si riferisce alla comunità scientifica.
“Sì, non è riuscita a dare un messaggio univoco: le differenze che ci sono tra le mascherine chirurgiche e le FFP2 ad esempio. La gente non sa riconoscere e distinguere cosa sta comprando. Poi vengono vendute delle mascherine che non proteggono da nulla, che sono pericolosissime”.

A cosa si riferisce?
“Penso a quelle che vengono sponsorizzate ad esempio da alcuni influencer sui social. Mascherine colorate, alla moda, magari da comprare abbinandole al costume. Ma non sono dispositivi di protezione, è pericolosissimo, se si pensa che centinaia di migliaia di giovani seguono questi esempi. Siamo alla follia”.

A sottolineare questo aspetto è anche Marta Simoncini, responsabile dell’ufficio di Adoc di Roma e del Lazio: “Dobbiamo contrastare queste pubblicità diffuse sui social. Sono mascherine che non hanno alcun tipo di certificazione”.

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