Da una parte la Cina, dall’altra gli Usa. In mezzo migliaia di manifestanti caricati in strada. Sullo sfondo una nuova – potenziale – guerra fredda. Sale la tensione a Hong Kong, dove i cittadini sono tornati a protestare contro il governo di Pechino. Gli scontri di ieri si sono conclusi con almeno 150 arresti tra i manifestanti perché “non autorizzati”. La pietra dello scandalo è la legge sulla sicurezza nazionale, che porterà alla repressione di tutto ciò che il governo cinese consideri attività sovversiva. La stretta riguarda “uno spettro di categorie molto piccolo – ha spiegato il ministro degli Esteri cinese Wang Yi – tra cui tradimento, secessione, sedizione o sovversione”. Così non ci sarà nessun impatto “sui diritti e le libertà dei residenti o sui legittimi diritti e interessi degli investitori stranieri a Hong Kong”.
Con le parole di Robert O’Brien, gli Stati Uniti minacciano sanzioni alla Cina se Pechino andrà avanti sull’adozione della nuova normativa, che ha scatenato le nuove proteste. Il segretario alla sicurezza nazionale di Donald Trump ha spiegato alla Nbc: “È difficile prevedere come Hong Kong possa restare un centro finanziario in Asia, se la Cina assume la guida”. La risposta di Pechino arriva qualche ora dopo, mettendo in guardia gli Usa sulle conseguenze di eventuali sanzioni. “Se gli Stati Uniti continuano a danneggiare i nostri interessi, allora la Cina prenderà le necessarie contromisure”, spiega il portavoce del Ministero degli Esteri, Zhao Lijian. Parlando in conferenza stampa, ha anche accusato Washington di voler “colpire la sicurezza nazionale” del gigante asiatico.
Il botta e risposta tra Stati Uniti e Cina si fa sempre più duro. Da un lato Donald Trump che continua ad accusare Pechino o di “incompetenza” o di non aver voluto “fermare il coronavirus”, dall’altro il ministro degli Esteri Wang Yi che disegna serenamente lo scenario peggiore: “Cina e Usa sono a un passo da una nuova guerra fredda”. Nel frattempo in strada a Hong Kong si combatte una battaglia per la libertà e Amnesty International scrive tu Twitter: “Le autorità di Hong Kong non hanno chiaramente imparato nulla dalle proteste del 2019. I tentativi di reprimere i diritti umani delle persone non porteranno alla stabilità, ma susciteranno più rabbia e disordini nelle strade”.
The Hong Kong authorities have clearly learned nothing from 2019 #HongKongProtests. Attempts to crack down on people’s human rights will not bring stability but provoke more anger and more unrest on the streets.
— Amnesty International (@amnesty) May 24, 2020