Si torna a parlare di Jamal Khashoggi, il giornalista ucciso e fatto a pezzi nell’ottobre del 2018, nella sede del consolato dell’Arabia Saudita a Instanbul. Questa volta è il figlio maggiore, Salah a parlare, a nome della famiglia, per rivolgere parole di perdono nei confronti degli assassini del padre.
“In questa notte benedetta del mese benedetto – scrive su Twitter Salah – ricordiamo quello che dice Dio ovvero che se una persona perdona e si riconcilia, sarà ricompensato da Allah. Pertanto noi figli del martire Jamal Khashoggi annunciamo di perdonare coloro che hanno ucciso nostro padre confidando nella ricompensa di Dio onnipotente”.
— Salah Khashoggi (@salahkhashoggi) May 21, 2020
Un messaggio che suona conciliante nei confronti della famiglia reale saudita e in particolare del principe ereditario, Mohammed bin Salman, considerato al vertice della piramide decisionale che portò all’uccisione di Khashoggi. Il primogenito dell’editorialista del Washington Post, banchiere a Gedda, si è sempre mostrato aperto nei confronti della monarchia dalla quale, secondo indagini della Cia, avrebbe ricevuto un milionario risarcimento per quanto accaduto al padre. Già all’indomani dell’omicidio, in piena bufera mediatica, comparvero delle foto che ritraevano il principe Bin Salman e suo padre il re mentre portavano le condoglianze alla famiglia del giornalista.
Di tutt’altro avviso però è stata la fidanzata del giornalista, la turca Hatice Cengiz; la donna, attraverso un tweet, ha negato ogni possibilità di perdono per gli assassini: “Jamal è stato ucciso all’interno del consolato del suo Paese mentre prendeva dei documenti per il nostro matrimonio. Gli assassini – prosegue la fidanzata dell’editorialista del Washington Post – sono venuti dall’Arabia Saudita con l’obiettivo premeditato di adescarlo, tendergli una trappola e ucciderlo. Noi non perdoneremo gli assassini né quelli che hanno ordinato l’omicidio”
Jamal was killed inside his country's consulate while getting the docs to complete our marriage. The killers came from Saudi with premeditation to lure, ambush & kill him. Nobody has the right to pardon the killers. We will not pardon the killers nor those who ordered the killing
— Hatice Cengiz خديجة (@mercan_resifi) May 22, 2020
L’attacco è indirettamente rivolto anche a Mohammed bin Salman, che però ha sempre negato ogni coinvolgimento nell’agguato, nonostante le ragioni dell’uccisione vadano ricercate nelle critiche, non troppo velate, che Khashoggi muoveva nei confronti della politica portata avanti dalla famiglia reale. Per l’omicidio sono state condannate 11 persone a Riad, cinque delle quali alla pena capitale, che adesso potrebbero vedersi commutata la pena grazie al perdono concesso dalla famiglia della vittima, come previsto dalla legge islamica. Rimane comunque il dubbio attorno al braccio destro del principe, Saud al Qatani, che per la giustizia saudita è risultato estraneo alla vicenda. Da mesi però, l’Onu e la Cia sostengono la diretta implicazione di Qatani e dello stesso bin Salman, che dicono, non poteva sapere.