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HomeCronaca Maxi frode fiscale, Guardia di Finanza di Roma sequestra beni per 43 milioni di euro

Roma, maxi frode fiscale
Guardia di Finanza sequestra
beni per 43 milioni di euro

Venti società e 15 persone coinvolte

Alberghiero e logistico settori frodati

di Diana Sarti22 Maggio 2020
22 Maggio 2020

Un fermo immagine tratto da un video della guardia di finanza mostra un dettaglio dell'operazione che ha portato al sequestro di 43 mln per frode fiscale a Roma, 22 maggio 2020. ANSA/GUARDIA DI FINANZA EDITORIAL USE ONLY NO SALES

Maxi frode fiscale a Roma. Il Comando provinciale della Guardia di Finanza della Capitale ha sequestrato preventivamente 43 milioni di euro tra i beni di 20 società e di 15 persone fisiche. Il valore della misura cautelare corrisponde infatti al totale delle imposte evase da decine di imprese che operano a Roma e provincia nei settori di servizi alberghieri e logistica. Il provvedimento era stato emesso dal gip del Tribunale dopo la richiesta della Procura della Repubblica di Roma. L’operazione è stata denominata “Ghost Credit” ed è volta a contrastare evasione e frode fiscale che alterano le regole del mercato a danno di imprenditori e cittadini onesti.

Attraverso le indagini portate avanti dal secondo gruppo tutela entrate del nucleo di Polizia economico-finanziaria e le attività ispettive dell’Agenzia delle Entrate, è stato scoperto un meccanismo fraudolento che nel giro di pochi anni ha causato un ingente danno all’Erario. Al centro una moltitudine di imprese intestate a prestanome: un commercialista agiva nella Capitale coordinato da altri due professionisti suoi complici. Le imprese avrebbero fatturato per operazioni inesistenti del valore di circa 190 milioni di euro. Il meccanismo generava crediti di imposta fittizi che poi venivano usati per neutralizzare gli ingenti debiti contributivi nei confronti dell’Inps e debiti fiscali per le ritenute d’imposta derivanti dal personale dipendente.

Il credito maturava simulando la compravendita di immobili attraverso la stipula di atti contenenti chiare anomalie. I beni venivano ceduti più volte e in breve tempo da una società all’altra del gruppo, i corrispettivi dichiarati erano di volta in volta crescenti e di tanto superiori al valore di mercato e poi non risultavano essere effettivamente stati pagati. Davanti al notaio era a volte presente una sola persona a rappresentare sia la parte venditrice sia quella acquirente. Il sequestro riguarda la disponibilità finanziaria delle società, i conti correnti, gli immobili e gli automezzi di proprietà di tutte le persone coinvolte nella frode.

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