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HomeEconomia L’Italia e il modello Genova per far ripartire i cantieri. Delrio: “Aboliamo il Cipe”

L'Italia e il modello Genova
per far ripartire i cantieri
Delrio: "Non è replicabile"

L'ex ministro: "Burocrazia, vero nemico"

Conte studia deroga al Codice Appalti

di Federico Marconi22 Maggio 2020
22 Maggio 2020

A general view of the lifting of the first section of the new motorway bridge in Genoa, with two maxi cranes. Genoa, 01 october 2019. The Morandi highway bridge partially collapsed on 14 August 2018, killing 43 people. ANSA/LUCA ZENNARO

Adottare il “modello Genova” per far ripartire i cantieri in tutta Italia. Su questa proposta, rilanciata più volte da esponenti del governo e della maggioranza nelle ultime settimane, la politica sta discutendo. Tra i favorevoli c’è anche il primo ministro Giuseppe Conte, che per sbloccare la costruzione di opere pubbliche nel Paese si è detto favorevole a una deroga dal Codice degli Appalti, chiedendo però che l’allontanamento dalle norme previste sia accompagnato da “severi controlli”. Tra i contrari c’è invece chi quel codice lo ha approvato, l’ex ministro delle Infrastrutture e oggi capogruppo del Partito Democratico alla Camera Graziano Delrio.

Per il deputato Dem il dibattito “non si basa su dati reali” e dire che il Codice ha bloccato gli appalti “è pura demagogia”, ha affermato oggi in un’intervista a La Stampa. “Il codice è per l’ottanta per cento frutto di regole europee che hanno semplificato – ha continuato – non complicato il quadro”. Delrio punta il dito piuttosto contro la burocrazia, definita il vero “nemico”. “Vanno rafforzate le stazioni appaltanti, ovvero chi è chiamato ad approvare le opere”, ha dichiarato. Ha poi aggiunto che piuttosto che l’abolizione dell’Anac, sia più utile una riforma del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica, ndr): “Capita che per una sua autorizzazione passino mesi”. Insomma, per il capogruppo del Pd, un “modello Genova” non è facilmente replicabile.

Nella città ligure, per la ricostruzione del Ponte Morandi, si è deciso di nominare un commissario che agisse in deroga al Codice degli Appalti, affidando i lavori senza gara. Quella situazione però, per l’urgenza, l’importo (solo 200 milioni), e il fatto che le spese fossero tutte a carico di Autostrade per l’Italia, è stata un unicum.

Il Movimento 5 Stelle, capitanato dal viceministro alle Infrastrutture Cancelleri, pensa che si possa ripetere per far sbloccare centinaia di cantieri, trasformando gli amministratori delegati di Anas e Ferrovie dello Stato in commissari. Un modello, tra l’altro, previsto già dal decreto “sblocca cantieri” voluto dall’ex ministro grillino Danilo Toninelli.

Anche Italia Viva punta a norme meno rigide per far ripartire le grandi opere, con un piano di investimenti che può arrivare fino a 120 miliardi.

A Palazzo Chigi si lavora però a un compromesso: per gli appalti sotto i 5 milioni di euro si potranno evitare le gare, ricorrendo a procedure negoziate. Sopra quella cifra, invece, ci sarà una distinzione: per le “opere strategiche” ci saranno appalti senza gara, per le altre invece si farà ricorso a un bando semplificato. Il piano però, al momento, è ancora allo studio.

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