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HomeCronaca Magistratura, il Csm trasferisce il pm Sirignano. Di Matteo: “Era nel sistema Palamara”

Il Csm trasferisce Sirignano
Di Matteo: "Portava avanti
gli interessi di Palamara"

La difesa: "Accuse infondate, io onesto"

Al centro le nomine nelle procure

di Giulio Seminara22 Maggio 2020
22 Maggio 2020

Giustizia Puglia aula tribunale

Il Consiglio superiore della Magistratura ha deciso il trasferimento d’ufficio, per incompatibilità ambientale, del pm della Procura nazionale antimafia Cesare Sirignano, coinvolto nell’inchiesta sulle nomine delle procure con protagonista l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara.

Sirignano sarebbe stato intercettato dal trojan collegato al cellulare di Palamara, sotto inchiesta e sospeso dalla Magistratura perché accusato di aver condizionato le nomine di alcune procure. In particolare, secondo le intercettazioni, Sirignano si sarebbe interessato della nomina del nuovo procuratore di Perugia e commentando con l’ex presidente dell’Anm l’estromissione del collega Nino Di Matteo dalla Procura nazionale antimafia, della quale entrambi facevano parte.

A causa di questo coinvolgimento Sirignano ha subìto un procedimento e ieri il Csm ha deciso a maggioranza per il suo trasferimento, con 21 favorevoli e solo tre contrari, i togati aderenti alla corrente Unicost, la stessa sua e di Palamara, che invece hanno chiesto l’archiviazione.

Sirignano è l’ennesimo magistrato colpito dal “caso Palamara”, una vicenda che ha inguaiato diversi consiglieri del Csm e toghe di prestigio. Adesso il pm, “esiliato” dalla Procura nazionale antimafia, dovrà indicare una rosa di sedi prescelte, dove prendere servizio come magistrato semplice.

Nella discussione del Csm con oggetto il destino professionale del pm, si è distinto Nino Di Matteo che ha definito “molto grave” l’affermazione di Sirignano secondo il quale “se non hai l’appoggio della tua corrente, non hai dove andare”. Per poi tirare in ballo Palamara, descritto come un “dominus”, del quale, secondo il pm siciliano, “Sirignano non si limitava a subire le decisioni”. Secondo Di Matteo infatti il collega “processato” si era fatto ambasciatore delle “richieste” di Palamara presso il Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, e il magistrato e politico Cosimo Maria Ferri. E queste richieste dentro coincidevano con “interessi correntizi, a danno di merito e capacità”.

Sirignano si è difeso ammettendo di aver “commesso errori” ma non “quelli contestati”. Il pm ha rivendicando l’impegno contro la mafia nei suoi 26 anni di carriera, svolti “con una integrità che non può essere messa in discussione da una telefonata di sette minuti”. Per lui i presupposti alla base della richiesta di trasferimento sarebbero “infondati”.

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