HomePolitica Caso Bonafede, no alle mozioni di sfiducia
la maggioranza salva ministro e governo

Maggioranza salva Bonafede
Al Senato non passano
le due mozioni di sfiducia

Italia Viva non cede alla vendetta

Renzi: "Noi non siamo come M5S"

di Mariacristina Ponti20 Maggio 2020
20 Maggio 2020

Non passano le mozioni di sfiducia per Alfonso Bonafede, il ministro della Giustizia finito nell’occhio del ciclone per la scarcerazione di alcuni boss mafiosi, a causa del Coronavirus, e per le successive dichiarazioni del pubblico ministero Nino Di Matteo: in diretta alla trasmissione Non è l’arena di Massimo Giletti, il magistrato ha accusato il Guardasigilli di essersi rimangiato le sue parole sul capo del Dap, incarico che era stato proposto proprio allo stesso Di Matteo dal ministro. Con 131 sì, 160 no e un astenuto il Senato rimanda al mittente le proposte presentate dall’opposizione: una, quella del centrodestra unito, che riguarda i fatti più vicini al titolare del dicastero della giustizia; e l’altra invece partita da Emma Bonino, leader di +Europa, che verteva sulle politiche di Bonafede, considerate troppo giustizialiste. Anche qui, richiesta respinta (124 voti a favore, 150 contrari e 19 astenuti).

Una sfiducia che poteva trasformarsi in una vendetta personale: quella dell’ex premier Matteo Renzi, più volte e duramente attaccato a suon di mozioni quando era lui l’inquilino di Palazzo Chigi e il Movimento una formazione d’opposizione. Così però non è stato: Italia Viva, per bocca dello stesso senatore di Scandicci, non ha votato a favore delle mozioni di sfiducia ricompattando quindi l’esecutivo, nonostante l’aria di crisi che in questi giorni aleggiava sull’esecutivo. Se i renziani avessero infatti votato la mozione presentata dalla senatrice di +Europa, il problema non avrebbe interessato solo Bonafede, ma tutto il governo Conte 2, rendendo palesi le spaccature tra le varie compagini, con Iv da una parte e Movimento 5 Stelle e Partito Democratico dall’altra.

La difesa del ministro

Dai banchi di Palazzo Madama, quasi fosse un’arringa processuale, il Guardasigilli è stato chiaro. “La vicenda che riguarda Nino Di Matteo è stata ormai a dir poco sviscerata in ogni sua parte – dichiara Bonafede al Senato -, sono stati ampiamente sgomberati tutti gli pseudo-dubbi” e sulla scelta del capo del Dipartimento di amministrazione penitenziaria che lo portò a scegliere Francesco Basentini al posto di Nino Di Matteo non ci fu “nessun condizionamento. Non sono più disposto a tollerare alcuna allusione o ridicola illazione”, continua il ministro della Giustizia.

E per quanto concerne la scarcerazione dei boss mafiosi, il pentastellato non vuole nessuna strumentalizzazione politica: “È totalmente falsa l’immagine di un governo che avrebbe spalancato le porte delle carceri addirittura per i detenuti più pericolosi”, inizia Bonafede. “L’obiettivo è stato subito chiaro – dice ancora il ministro al Senato -, la tutela della salute non solo di coloro che lavorano e vivono all’interno delle carceri, ma anche della collettività tutta, nell’evitare che eventuale focolai potessero aggravare le difficoltà del sistema sanitario in quel momento già drammaticamente sovraccarico”. Per il Guardasigilli, le misure hanno funzionato: nelle carceri, il Coronavirus ha infettato “solo” 102 detenuti e 150 agenti. Ma la voce di Bonafede va anche all’attacco di quelle forze che hanno proposto la mozione di sfiducia: i giudici che hanno scarcerato i detenuti in questi ultimi mesi lo hanno fatto in base a leggi “in vigore da 50 anni e che nessuno aveva mai cambiato”. “Grazie al secondo decreto antimafia nel giro di due settimane – continua – tutti i condannati o imputati per reati sgravi scarcerati per motivi di salute legato a rischio Covid, che – puntualizza – non sono 497 bensì 256, tornano davanti al giudice alla luce del mutato quadro sanitario della fase 2”. “Le misure concrete adottate durante l’emergenza sono il frutto del lavoro di squadra di tutto il governo che ha deciso di considerare la giustizia una vera priorità”, ha detto ancora Bonafede.

È sul nodo giustizialismo e quindi sulla riforma del processo penale e del Csm, però, che il ministro chiede un “confronto nella maggioranza”, “costante e improntato a leale collaborazione”, ha assicurato il Guardasigilli. “Tante volte all’interno della maggioranza ci siamo interrogati e anche divisi in ordine, per esempio, all’impatto conseguente alla riforma della prescrizione. Su questo punto, così come su tutto l’andamento dei tempi del processo sarà importante una Commissione ministeriale di approfondimento e monitoraggio dei tempi che permetta di valutare l’efficacia della riforma del nuovo processo penale e civile”, conclude il ministro.

Le parole di Matteo Renzi: “Non siamo come voi, votiamo con il governo”

“Se noi votassimo oggi come ha sempre fatto il ministro della Giustizia nel periodo dei nostri governi, io penso che Alfonso Bonafede dovrebbe andare a casa, ma noi non siamo come voi”, inizia Matteo Renzi, leader di IV. “Noi votiamo contro le mozioni di sfiducia, ma le mozioni presentate non sono strumentali”.

Da Italia Viva non dimenticano gli screzi delle precedenti esperienze di governo, quando i pentastellati, presentarono e votarono mozioni di sfiducia nei confronti di molti membri del governo presieduto proprio dallo stesso Renzi. “Il premier ha detto che ove ci fosse stato un voto contrario a un ministro il governo sarebbe andato a casa, e noi la seguiamo. Ma lei – Renzi si rivolge direttamente a Bonafede – si assume una responsabilità. Lo dico per un fatto politico, confermo che Conte ha dato negli ultimi tempi segnali importanti”, spiega ancora il Senatore di Scandicci. E poi rivolto a Giuseppe Conte, dice: “Non ci interessa un sottosegretario ma sbloccare i cantieri. Quando portiamo delle idee non stiamo cercando visibilità”.

Sulle scarcerazioni e sul giustizialismo, l’ex sindaco di Firenze non strizza l’occhio alla destra: “Noi siamo garantisti, non buonisti. Quando al governo avevamo Andrea Orlando come Guardasigilli, Provenzano e Riina sono morti in carcere”, ha concluso il numero uno di IV.

La replica di Giorgia Meloni: “IV ha più poltrone che voti”

Arriva subito la risposta della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, dopo le parole e la bocciatura delle mozioni di sfiducia: “Dopo che i Cinquestelle hanno mollato anche sul no alla regolarizzazione degli immigrati, consentendo la sanatoria indiscriminata per i clandestini proposta dal partito di Renzi, e dopo il lungo colloquio di ieri tra Conte e Maria Elena Boschi per trattare chissà quale altra poltrona, Renzi ha annunciato che difenderà il ministro Bonafede votando contro la nostra mozione di sfiducia. Che sorpresa. P.S. Renzi se continui così tra un po’ avrai più poltrone che voti”, scrive su Twitter.

Il fronte della maggioranza: il dubbio Italia Viva e l’attacco di Orfini

La mattinata, prima del voto, è stata costellata da dubbi, con il partito di Matteo Renzi al centro del dibattito oggi più che mai. A parlare per prima è stata la ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, ai microfoni di Circo Massimo, su Radio Capital: “Ascolteremo il ministro della Giustizia”, ha iniziato la ministra, la quota renziana del governo Conte. “Il ministro sa bene che ci sono temi sensibili sul giustizialismo, noi continuiamo a pensarla in modo diverso, come sulla prescrizione. Allora aspettiamo che il ministro dia segnali importanti in questa direzione. Sulla base di questo si esprimerà il nostro voto in Senato”, conclude Bellanova. Dal governo è arrivato anche l’appello di Vito Crimi, il capo politico del Movimento, che entrando in Senato ha dichiarato che “la maggioranza sarà compatta e la mozione sarà respinta”. Più polemico il tweet di Matteo Orfini. “Non c’è alternativa a respingere la sfiducia a Bonafede. Ma non è obbligatorio farlo fingendo di condividerne le idee” scrive su Twitter il parlamentare del Pd. “Le politiche di questo governo sono pessime e devono cambiare radicalmente. E spetta al Pd chiederlo. Anzi esigerlo”, conclude il tweet l’ex presidente del Partito Democratico.

La mattinata dell’opposizione: Meloni e Calenda si affidano a Renzi

Nel fronte delle opposizioni, per Giorgia Meloni era fondamentale l’apporto di Italia Viva: “Sulla mozione della Bonino, ci sono degli elementi che non condivido, né utilizzerò i voti di FdI per far alzare la posta a Renzi. Noi votiamo alla seconda chiama, vediamo prima se l’ha votata Renzi”, ha affermato il leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ad Agorà su Raitre. E su Twitter è intervenuto anche il numero uno di Azione, Carlo Calenda, che si è rivolto direttamente all’ex premier e leader di IV: “Caro Matteo Renzi oggi hai la possibilità di essere coerente – scrive l’ex ministro dello Sviluppo economico -. Vota la mozione Azione – +Europa di sfiducia a Bonafede. Non si può andare avanti a giravolte penultimatum mentre l’Italia affonda. L’ora delle chiacchiere è finita. Coraggio”.

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