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HomeEconomia Fase 2, l’Italia riparte con prezzi aumentati. Boom dei generi alimentari

Italia, è allarme inflazione
la Fase2 fa rima con aumenti
boom dei generi alimentari

Il Codacons resta cauto: "Casi isolati"

rischio stangata da 536 euro a famiglia

di Giacomo Andreoli20 Maggio 2020
20 Maggio 2020

La vera Fase 2, quella delle riaperture, è iniziata con caffè al bar, piatti di pasta al ristorante e un taglio di capelli dal parrucchiere. Tanto sollievo per i consumatori e gli esercenti, ma qualcosa in molti casi è cambiato: il prezzo.

A Milano caffè e cappuccino sono passati da 0,90 centesimi a 1 euro e da 1,30 euro a 1,40. In centro, poi, qualche locale è arrivato a chiedere anche 2 euro. Cinquanta baristi di Vicenza, invece, si sono accordati per alzare il prezzo della tazzina a 1,30 euro e il cappuccino a 1,80. A Roma il caffè è arrivato a 1,50. Sono soltanto alcuni esempi, ma i rincari si sono registrati anche in altre attività.

A preoccupare maggiormente è l’inflazione dei beni alimentari. L’Istat ha già registrato nel mese di aprile un aumento medio dei prezzi del 2,8%, con la città di Caltanissetta che ha segnato il record, con un +5,7%. Subito dopo, in questa infelice classifica, Trieste (+5,3%) e Palermo (+4,8%). A livello regionale, quindi, mangiare costa più caro in Friuli-Venezia Giulia (+4,8%), in Liguria e Umbria (+3,6%) e in Sicilia (+3,4%).

Si tratta di «casi ancora isolati», secondo il Codacons, ma il rischio in realtà è evidente. «Se continua così le famiglie avranno una stangata da 536 euro», stima ancora l’associazione dei consumatori. Per i negozianti i prezzi aumentano soprattutto per i costi della sanificazione dei locali, delle visiere, dei guanti e delle mascherine. Questo anche se il decreto Rilancio prevede un credito d’imposta del 60% per un massimo di 60.000 euro di spesa, proprio per limitare il rischio contagi.

Intanto l’Antitrust ha avviato un’indagine su diversi operatori della grande distribuzione, per acquisire dati sull’andamento dei prezzi al dettaglio e all’ingrosso di generi alimentari di prima necessità, detergenti, disinfettanti e guanti. Le richieste di informazioni riguardano oltre 3.800 punti vendita, soprattutto dell’Italia centrale e meridionale.

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