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HomeCronaca Fase 2, l’Italia riparte con molte saracinesche abbassate: “Aprire non ci conviene”

L'Italia nella Fase 2
ma tante saracinesche giù
"Riaprire non ci conviene"

Chiusi i negozi e ristoranti del lusso

pesa la mancanza di turisti

di Giulio Seminara19 Maggio 2020
19 Maggio 2020

Ieri l’Italia è ripartita, sebbene parzialmente coperta dalle mascherine, da Venezia a Catania. Gli italiani, dopo oltre due mesi di lockdown, hanno potuto di nuovo bere il caffè al bar e fare shopping. Il premier Giuseppe Conte è “soddisfatto” per il primo giorno di ritrovata libertà (sebbene vigilata), mentre i dati della Protezione civile restano positivi.

Ma non tutti hanno partecipato alla festa e molte saracinesche sono rimaste abbassate. Ieri infatti ben tre negozi su dieci non avrebbero aperto. E nel mondo della ristorazione il dato è molto più pesante: a Roma centro, ad esempio, il 90% dei ristoranti è rimasto chiuso. Come i “caffè di lusso”, le boutique di griffe prestigiose e le cucine stellate.

Alla base di questa sofferta decisione ci sono gli elevati costi di gestione e la mancanza di turisti, storici fruitori di questi servizi. Per Coldiretti sono 81 milioni i turisti, stranieri e no, “persi” in Italia nell’ultimo trimestre. Confesercenti avvisa: “la ripresa sarà lenta per negozi e pubblici esercizi”. D’altronde i soldi a disposizione delle famiglie dopo mesi di lavoro ridotto – o perso – sono pochi, la voglia di spenderli subito minima. Lo stanno notando anche a Firenze, dove l’inedita mancanza di turisti ha comportato il prolungamento della chiusura dei musei.

L’umore dei negozianti è vario: si passa dai cartelli con scritto “Bentornati” appesi alle vetrine a lenzuolate titolanti “Lo Stato ci fa fallire” in proteste di piazza. Molti imprenditori sono in polemica con il governo, attendono finanziamenti, rimborsi, incentivi. In Sicilia la cassa integrazione ai lavoratori dipendenti non è ancora arrivata e i titolari spesso hanno anticipato soldi.

Altri hanno scelto di non riaprire perché invece la cassa integrazione è arrivata e tra un minimo garantito dallo Stato e il quasi nulla che si rischia di guadagnare in questi giorni, data la penuria di clienti, scelgono il primo. E riaprendo si torna a pagare i dipendenti. “Così riaprire non ci conviene, aspettiamo l’aiuto dello Stato”, invocano diversi titolari. Rimanere chiusi significa “contenere i costi”, il ragionamento apparentemente assurdo nell’assurda situazione provocata dal Coronavirus.

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