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HomeCronaca Didattica online, a Roma il 61% dei bimbi tra i 6 e i 10 anni non ha svolto lezioni

La scuola online non decolla
A Roma il 61% senza lezioni
tra i bimbi dai 6 ai 10 anni

Lo rivela un'indagine di Sant'Egidio

Il presidente: "Recuperare in estate"

di Diana Sarti19 Maggio 2020
19 Maggio 2020

tTo students do their homework with laptops on your home, Italy, Genova 26 March 2020. As a precautious measure against the spreading of the pandemic COVID-19 disease caused by the SARS-CoV-2 coronavirus, schools and universities are closed and teaching has been diverted to cyberspace in Italy. ANSA/LUCA ZENNARO

Da quando è iniziata la didattica online a causa della chiusura delle scuole per via dell’emergenza sanitaria, il 61% dei bambini tra i 6 e i 10 anni a Roma non ha svolto lezioni sul web. A rivelarlo un’indagine svolta dalla Comunità di Sant’Egidio che ha coinvolto circa 800 bambini di 44 diverse scuole distribuite in 27 quartieri della Capitale. “A molti di questi bambini sono stati assegnati compiti senza spiegazioni, inoltrate comunicazioni sul registro elettronico o via Whatsapp senza la possibilità che potessero essere recepite” ha spiegato il presidente di Sant’Egidio Marco Impagliazzo durante la conferenza stampa nella quale sono stati diffusi i dati raccolti. “Inoltre circa un bambino su due per due volte a settimana svolge un’ora e mezza di lezione”, ha aggiunto il presidente. Dunque la didattica a distanza sembra ben lontana dalla perfezione.

Alla luce dei risultati ottenuti da questa indagine “è necessario rivolgere un appello all’intera comunità scolastica e alle istituzioni. Con questa emergenza si è venuto a creare un ampliamento tra i bambini di serie A e quelli di serie B”, spiegano da Sant’Egidio. “Quelli con maggiore fragilità hanno infatti risentito maggiormente delle difficoltà della didattica a distanza, per questo chiediamo che venga data la possibilità a questi ultimi di recuperare il tempo perduto aprendo a giugno, luglio e agosto gli spazi, non necessariamente scolastici, ma anche giardini, biblioteche e perché no, parrocchie. È giusto che questi bambini recuperino almeno in parte il diritto allo studio che è stato loro tolto. Si tratterebbe di piccoli gruppi gestiti da educatori, insegnanti su base volontaria” ha concluso Impagliazzo il quale elogia anche la grande resistenza dimostrata dai bambini durante questi mesi di lockdown.

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