La leggerezza di “Lascia o raddoppia”, la serietà delle inchieste di Furio Colombo sulla guerra in Vietnam, le note di Gianni Morandi e la poesia di Ungaretti e Montale, “Un due tre” con Tognazzi e Vianello. “Che bella televisione si faceva una volta”, dice sorridendo Maurizio Costanzo, che con Umberto Broccoli rivisita la storia del nostro Paese attraverso il patrimonio delle Teche di Viale Mazzini in “Rai, storie di un’italiana”, al via da sabato 16 maggio su Rai2 alle 14.
L’idea di riproporre le vecchie e iconiche trasmissioni della tv di Stato nasce nei primi giorni del lockdown: “Ho pensato agli italiani costretti in casa, sui divani, in particolare alle persone più avanti negli anni”, spiega Costanzo in conferenza in streaming. “Di qui lo sforzo – prosegue – di rispolverare la memoria della Rai, che ha attraversato la storia del Paese. È anche un modo per rendere omaggio a questa azienda e a chi l’ha fatta: ho conosciuto tanti direttori generali e c’era una grande passione”. A contribuire alla nascita del progetto anche la lettera dello storico regista e sceneggiatore Giuseppe “Pupi” Avati, indirizzata ai vertici di Viale Mazzini per chiedere maggiore spazio alla cultura nei palinsesti: “All’amministratore delegato Fabrizio Salini – scrive Avati – ho suggerito di riproporre, in questa fase in cui i teatri sono chiusi, alcuni grandi sceneggiati del passato, proprio per riabituare gli italiani ad andare a teatro”.
In questo viaggio a ritroso, dagli anni del boom ai ’70, fino alla fine del millennio, Costanzo si avvale della collaborazione di Umberto Broccoli, “la persona che dopo Guglielmo Marconi conosce meglio la radio e la televisione”. “Abbiamo messo su una grande antologia – dice Broccoli – nella quale raccontiamo esperienze dirette e mediate tratte da questo patrimonio incredibile delle Teche, con la consapevolezza che attraverso questi microfoni e questi schermi è passata la cultura del nostro Paese”.
Ciascuna delle otto puntate avrà una parola guida. Sabato sarà “inizio”: spazio al primo annuncio, con cui Fulvia Colombo il 3 gennaio 1954 comunicava “l’inizio del regolare servizio di trasmissioni televisive” della Rai. Poi le curiosità sulle origini della sigla del Tg1, un frammento dell’Osteria della posta di Goldoni ritenuta perduta. “La Rai – commenta Costanzo – dovrebbe avere coscienza di essere la Rai, la consapevolezza della sua lunga storia alle spalle e dei suoi magazzini pieni di straordinario materiale”.