“In Ungheria lo stato di emergenza solleva particolare preoccupazione. Non apriamo ancora una procedura d’infrazione, ma seguiamo da vicino tutti i procedimenti”. La vicepresidente della Commissione europea, Vera Jourova, frena sull’avvio di una procedura contro il governo di Viktor Orbán. L’esecutivo di Budapest lo scorso 30 marzo ha approvato una legge speciale per l’emergenza coronavirus che gli permette di legiferare per decreto e sospendere alcune leggi. Inoltre punisce con la galera chi diffonde “fake news” sulla pandemia.
“Ho delle relazioni giornaliere che mi informano sulle persone arrestate per la diffusione delle cosiddette fake news e stiamo valutando se possiamo attivarci legalmente” ha aggiunto la vicepresidente, durante la plenaria del Parlamento europeo, nel corso del dibattito sulla situazione ungherese. Infine ha spiegato: “Mi aspetto che i cittadini ungheresi vorranno tornare a godere dei loro diritti e che il Parlamento ungherese possa esercitare il suo potere. Dobbiamo tener presente che abbiamo nella nostra ‘cassetta degli attrezzi’ l’articolo 7 e su questo il dibattito al Consiglio riprenderà con la sessione di affari generali. C’è anche la possibilità di attuare la condizionalità dei fondi europei al rispetto dello stato di diritto”.
Per agire con sanzioni economiche premono i socialisti europei, che con la presidente Iratxe Garcia Perez parlano del premier magiaro come “un vero dittatore”. Secondo Andor Deli, eurodeputato del partito di Orbán, invece, “Il dibattito non rispetta i diritti dell’Unione Europea”. Una “discussione – ha proseguito Deli – che è stata organizzata senza la presenza del 90% degli eurodeputati” e in cui “non si è nemmeno permessa la partecipazione del premier da remoto”.
La Corte di giustizia Ue ha stabilito con una sentenza che i richiedenti asilo e i migranti trattenuti in maniera illegittima e senza un motivo valido alla frontiera serbo-ungherese, nella zona di transito di Roszke, vanno liberati immediatamente.