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HomePolitica Emergenza mascherine, scontro Arcuri-Federfarma. “Ci dica dove trovarle”

Emergenza mascherine
scontro Arcuri-Federfarma
"Ci dica dove trovarle"

Anche Confindustria critica la gestione

"Il commissario è mal consigliato"

di Rossella Dell'Anno12 Maggio 2020
12 Maggio 2020

INTESA ARCURI-FEDERFARMA-ADF PER QUELLE A 50 CENTESIMI Il commissario sull'emergenza Coronavirus, Domenico Arcuri, risponde ad alcune domande dei giornisti, davanti al dipartimento di Portezione Civile, Roma 24 marzo 2020. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Dove trovare le mascherine chirurgiche e quanto pagarle. Queste due domande hanno accompagnato in maniera costante la fase emergenziale del coronavirus, portando con sé polemiche irrisolte.

Le farmacie sono a secco, ed in alcune città è difficile trovarle, e per questo è scontro tra il commissario all’emergenza e Federfarma, la federazione delle farmacie private italiane, che attacca frontalmente Domenico Arcuri: “Le ingenti quantità promesse purtroppo non sono ancora arrivate. Su questo siamo punto e a capo”, afferma il presidente Marco Cossolo. La replica di Arcuri non si fa attendere, con il commissario a precisare come “le farmacie non hanno le mascherine perché due società di distribuzione hanno dichiarato il falso non avendo nei magazzini i 12 milioni di mascherine che sostenevano di avere”. Federfarma controreplica: “Allora ci dica dove trovarle”.

Sul costo al pubblico, fissato per le mascherine chirurgiche a 61 centesimi (iva inclusa), e sulla possibile perdita sostenuta dalle farmacie, Arcuri è categorico: “Non è vero che i farmacisti ci avrebbero rimesso o ci starebbero rimettendo perché – spiega il commissario – ai distributori è stato comunque garantito un rimborso per le mascherine acquistate prima della definizione del prezzo a 0,50 centesimi (più iva). L’unica evidente verità è che non essendo in grado di approvvigionarsi delle mascherine, adesso provano a scaricare le loro responsabilità sul Commissario. Oppure, peggio ancora, aumentando il prezzo”.

Gli stessi distributori intanto chiedono lo “sblocco” di milioni di mascherine che sono state sequestrate durante i controlli delle forze dell’ordine. “La maggior parte di queste sono nei depositi giudiziari – dicono – solo per cavilli tecnici, ma sarebbero utilizzabili come «chirurgiche» da vendere a 50 centesimi più iva”.

Secondo l’ultimo accordo, i grossisti dovrebbero vendere i dispositivi a 40 centesimi ai farmacisti, ma proprio i distributori parlano di “mancanza di appetibilità” del mercato italiano sulle importazioni. Il motivo? La «vendita popolare», con il prezzo bloccato a 50 centesimi. Dall’altro canto, invece, il Commissario Arcuri sottolinea che “sempre più negozi della grande distribuzione vendono le mascherine a 0,50 centesimi, più Iva”, sottolineando poi come “non sono io a dover rifornire i farmacisti. Il commissario rifornisce regioni, sanità, servizi pubblici essenziali e, dal 4 maggio, anche i trasporti pubblici locali e le Rsa, pubbliche e private. Tutto a titolo gratuito”.

Come riportato dal Corriere della Sera Gianfranco Di Natale, direttore generale per gli affari istituzionali di Confindustria moda, rispondendo a una domanda nel corso della conferenza stampa di presentazione dei dati del tessile-abbigliamento del primo trimestre 2020 spiega come “Il governo ci aveva chiesto di creare una filiera «autarchica» per la produzione di mascherine italiane: in 10 giorni abbiamo messo insieme 200 aziende e in 15 giorni eravamo andati in produzione. Oggi abbiamo un totale di 400 aziende italiane in grado di produrre 5 milioni di mascherine alla settimana”. Non solo quelle chirurgiche, ma anche quelle di tessuto, lavabili e riutilizzabili.

Il prezzo giusto, secondo i produttori italiani, sarebbe intorno a 1,50 euro perché si tratta di mascherine riutilizzabili: “I 50 centesimi riguardano le mascherine chirurgiche, che hanno una vita da 4 a 6 ore. Se immaginiamo 40 milioni di italiani che debbano indossarla, dobbiamo pensare a 60 milioni di mascherine al giorno. Non solo noi non abbiamo la capacità di affrontare questi numeri, ma le mascherine vanno poi anche smaltite”, sottolinea Di Natale.

Intanto sulla decisione di Arcuri di avviare una gara  per acquistare reagenti per i test sierologici da aziende nazionali e internazionali, il leader di Azione Carlo Calenda scrive su Twitter che “Il Governo dovrebbe riconoscere di aver scelto la persona sbagliata e rimuovere il commissario Arcuri. Rapidamente”.

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