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HomePolitica Scontro nella maggioranza su regolarizzazione migranti. M5S diviso tra il sì e il no

Scontro nella maggioranza
su regolarizzazione migranti
M5s diviso tra il sì e il no

La mediazione spetta al premier Conte

Marcucci: "Non è momento di bandierine"

di Giacomo Andreoli12 Maggio 2020
12 Maggio 2020

Non si placa lo scontro nella maggioranza sulla regolarizzazione di migliaia di migranti che lavorano nel nostro Paese. Il nodo politico sulla questione frena l’ok al Dl rilancio per affrontare la crisi economica da coronavirus e spacca il Movimento 5 stelle al suo interno.

Secondo fonti grilline, ieri sera, il testo, frutto del compromesso nel governo, sarebbe “migliorato, ma non è stato ancora raggiunto l’accordo”. La bozza d’intesa prevede un permesso di lavoro di 6 mesi per migranti impiegati come braccianti, colf e badanti. Nel testo, spiegano dal Partito Democratico, “sono stati inseriti una serie di vincoli per accogliere le obiezioni del Movimento 5 Stelle, inclusa l’esclusione di ogni sanatoria per chi sia stato condannato per reati come il caporalato. Non si può continuare a discutere all’infinito”. Al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dicono le stesse fonti, spetterà una mediazione.

Per i dem quasi tutti i ministri del Movimento sarebbero d’accordo, ma qualcosa nel gruppo porta al dissenso della forza di maggioranza relativa. Secondo La Repubblica il veto sarebbe stato posto dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. “Sul testo si raggiunge un accordo. Il vertice di governo si scioglie all’una di notte. “Pochi minuti dopo Vito Crimi (capo politico del Movimento n.d.r.) riunisce i ministri 5 stelle e l’intesa salta per aria. Conte è allibito” si legge sul quotidiano. Il retroscena è stato però smentito dal ministro Di Maio, che lo definisce “falso, strumentale e pilotato da figure ben note”.

Andrea Marcucci, capogruppo del Pd al Senato e mediatore con Italia Viva, il partito da cui è partita la proposta della regolarizzazione, lancia un messaggio: “Non è il momento di piantare le bandierine, occorre contenere le logiche interne”. Mentre per Nicola Fratoianni di LeU: “La verità è si vuole ‘regolarizzare ciò che serve’, come se il tema dell’uscita da una condizione che nei fatti alimenta la schiavitù e il ricatto del caporalato e delle mafie, fosse una questione di scambio”.

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