Il Freedom House boccia Ungheria, Serbia e Montenegro. L’organizzazione non governativa internazionale, con sede a Washington, declassa i tre Paesi dell’Est Europa da “democrazie parzialmente consolidate” a “regimi ibridi”.
L’ultimo rapporto, come riferiscono i media di Belgrado non asseriti al potere del presidente Aleksandar Vučić, sui “Paesi in transizione”, relativo ai 29 stati dell’ex Unione Sovietica e dell’Europa balcanica, definisce quindi l’Ungheria, la Serbia e il Montenegro come paesi caratterizzati da istituzioni democratiche fragili e con problemi nella difesa dei diritti politici e delle libertà civili.
Il riferimento chiaro è a come i tre regimi hanno affrontato l’emergenza legata al Covid-19. Tra restrizioni e privazione delle libertà per i cittadini e un ruolo quasi inesistente da parte dell’opposizione, messa a tacere anche nel mondo della stampa, i Paesi dell’Europa balcanica non stanno vivendo un periodo facile. La situazione è ancora più grave se si pensa al ruolo della magistratura e allo stato di diritto, infatti assieme all’adozione di leggi restrittive che eliminano l’indipendenza del terzo potere, quello giudiziario appunto, si stanno mettendo in atto anche delle persecuzioni ai singoli giudici.
E i cittadini serbi, che in un primo momento avevano accettato le promesse del capo dello Stato, ora sono sul piede di guerra: con pentole, dai loro balconi, invocano una maggiore libertà per se stessi e per quelli che ormai non hanno più le armi per poter combattere.
Ma la situazione non è incoraggiante neanche dove governa Viktor Orban. L’Ungheria è nell’occhio del ciclone della stessa organizzazione dal 2005, e i recenti sviluppi non hanno fatto che peggiorare quindi una situazione già di per sé drammatica. Con i pieni poteri conferitigli dal Parlamento, Orban ha trasformato anche sulla carta l’Ungheria in una democrazia illiberale, con possibilità di cambiare leggi, mettere al bando giornalisti scomodi. Una riduzione delle libertà che potrebbe non avere fine neanche una volta cessata l’emergenza pandemica che ha colpito il mondo intero.
“La crisi del Coronavirus ha creato un punto di svolta, dopo di che le cose potrebbero andare molto peggio o la democrazia potrebbe essere rivitalizzata”, ha detto il presidente di Freedom House, Michael J. Abramowitz. Secondo il numero dell’organizzazione dovrà essere l’Europa ad aiutare questi Stati a ritornare a un regime democratico. Qualora non ce la facesse da sola, potrebbe contare anche sul supporto degli Stati Uniti.
In senso contrario viaggiano, invece, sempre secondo l’organizzazione, Kosovo e Macedonia del Nord. Il primo paese, negli ultimi cinque anni, ha registrato dati positivi per quanto riguarda il livello di democratizzazione, in controtendenza, quindi, rispetto agli altri Stati dell’area.