Dopo più di un anno e tre elezioni politiche, il 13 maggio Israele avrà un proprio governo. Il Likud di Benyamin Netanyahu e il Partito Blu e Bianco di Benny Gantz, questa mattina hanno incassato il voto favorevole della Knesset, il parlamento israeliano. Dalle prime votazioni dell’aprile dello scorso anno, le due forze politiche hanno messo in campo tutte le loro carte, per provare a condurre in solitaria la politica israeliana, ma alla fine hanno dovuto cedere all’emergenza Coronavirus e trovare un accordo.
L’ultimo ostacolo da superare, dopo mesi di scontri e ribaltoni, restava il parere che la Corte Suprema israeliana doveva concedere all’accordo di coalizione, per approvarne la legalità. Netanyahu è attualmente incriminato per corruzione e le opposizioni politiche avevano presentato una petizione affinché il leader del Likud non potesse essere nuovamente eletto. Invece, dalla prossima settimana, sarà proprio Bibi, così come viene soprannominato dai suoi sostenitori, a guidare il Paese, come accade da oltre tredici anni. Gli accordi, che hanno permesso la congiunzione tra i due principali contender della politica israeliana, prevedono che fra 18 mesi Netanyahu ceda il posto di primo ministro a Gantz, in una staffetta inedita.
L’altro tema che ha fatto da ponte tra i due attori politici è stato il comune programma per l’annessione di aree della Cisgiordania occupate da Israele. Entrambi i partiti di riferimento, sebbene in forte contrasto durante tutto il lungo periodo di campagna elettorale, hanno sempre fondato gran parte del loro consenso sul tema comune della “Bitakhon”, la sicurezza, questione storicamente cruciale nel Paese. Le visioni comuni, che affondano le loro radici nella destra nazionalista e confessionale, sono risultate fondamentali all’atto pratico, sbaragliando ogni possibilità di accordo con gli altri partiti, ritenuti troppo laici o filo-arabi, garantendo una nuova continuità alla potenza mediorientale.