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HomeEsteri Coronavirus, il conflitto tra Usa e Cina tra accuse e passi indietro

L'origine del coronavirus
alimenta lo scontro Usa-Cina
Pompeo attacca Pechino

Poi la retromarcia: "Prove non evidenti"

Trump vuole nuove sanzioni, no dall'Uk

di Tommaso Franchi07 Maggio 2020
07 Maggio 2020

US Secretary of State Mike Pompeo speaks to the media about the coronavirus COVID-19 pandemic, which he referred to as the 'Wuhan virus', at the State Department in Washington, DC, USA, 17 March 2020. ansa/JIM LO SCALZO

Tra attacchi e passi indietro va avanti il conflitto tra Stati Uniti e Cina sull’origine del coronavirus. Il segretario di Stato americano Mike Pompeo aveva lanciato nei giorni scorsi un’accusa nei confronti di Pechino, colpevole di “non aver agito abbastanza velocemente per contenere il Covid-19″. Non solo, perché lo stesso Pompeo aveva puntato il dito contro la Cina già da prima: “Gli Usa hanno in mano prove significative sul fatto che il coronavirus venga da un laboratorio di Wuhan”.

Poi il retro front americano, seppur con un monito all’Unione europea, con il segretario di Stato che corregge il tiro, dichiarando di “avere evidenze scientifiche sull’origine del virus in laboratorio, ma non abbiamo le certezze”. Pompeo si è poi detto “rammaricato che l’Ue non abbia sollecitato la Cina alla trasparenza”.

La replica al J’accuse di Washington arriva direttamente da Chen Xu, ambasciatore cinese alle Nazioni Unite a Ginevra. Chen ha respinto la richiesta di un’inchiesta internazionale sull’origine del virus, difendendosi dalle accuse americane: “Non possiamo tollerare che questo «virus politico» si propaghi liberamente. Ora dobbiamo pensare a combattere il vero virus”. L’attacco più forte arriva però da Hua Chunying, portavoce del ministero degli Esteri do Pechino: “Pompeo dice di avere prove enormi? Ce le mostri”.

La diplomazia internazionale risponde con compostezza, lavorando per disinnescare la miccia tra Usa e Cina, anche perché aleggia lo spettro di nuovi dazi contro la Repubblica Popolare. Il presidente americano Donald Trump starebbe valutando come colpire economicamente Pechino, ma su questa vicenda arriva la Gran Bretagna a frenare gli istinti americani. L’alleato più stretto degli Usa, nella voce del ministro della Sanità Matt Hanckock, chiede agli statunitensi di avere prudenza, “dato che per ora non abbiamo alcuna prova”.

L’Unione europea non resta a guardare. Allo studio degli Stati membri, che cercano comunque di rimanere neutrali rispetto al dibattito tra Washington e Pechino, ci sarebbe una bozza di risoluzione del conflitto Usa-Cina.

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