Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede sta studiando una norma che consenta ai magistrati di sorveglianza di rivalutare le scarcerazioni già disposte di boss della criminalità organizzata alla luce del mutato quadro dell’emergenza Coronavirus. Lo apprende l’Ansa in ambienti di via Arenula. Gran parte delle scarcerazioni sono state disposte per gravi patologie, ma molte ordinanze fanno esplicito riferimento all’emergenza da Covid-19.
I nomi dei boss usciti di prigione sono tra i più importanti all’interno delle gerarchie criminali italiane. Da Palermo a Milano, racconta oggi Repubblica, a essere stati assegnati ai domiciliari per sfuggire al Covid, ci sono mafiosi, camorristi, ‘ndranghetisti, narcotrafficanti, la cui salute è particolarmente a rischio a causa di patologie pregresse.
Ma i 376 detenuti speciali che compaiono sulla lista che il Dipartimento di amministrazione penitenziaria ha inviato lo scorso mercoledì alla Commissione parlamentare antimafia sono tutti uomini e donne a cui doveva essere riservato un controllo più stringente, a causa della loro “alta pericolosità”, come hanno sottolineato i pm di Palermo, durante l’ennesima udienza per la scarcerazione di criminali importanti.
Si sarebbero potuti trasferire presso uno dei centri medici penitenziari dello Stato, ma la disponibilità delle strutture, la cui gestione spetta al Dap, è arrivata soltanto la notte prima della scadenza dei termini di trasferimento. Così i magistrati hanno dovuto scegliere se lasciare i boss in carcere, con gravi rischi per la loro salute, oppure mandarli a casa.
Una circostanza che ha travolto i vertici della Magistratura, costringendo alle dimissioni l’ormai ex capo del Dap, Francesco Basentini e della politica, tirando dentro anche il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Per quest’ultimo, come se non bastasse sono arrivate anche le dichiarazioni del magistrato che si occupa della trattativa Stato-mafia, Nino Di Matteo, domenica sera alla trasmissione di Massimo Giletti, “Non è l’arena”.
Di Matteo ha raccontato che Bonafede gli aveva proposto il ruolo di capo del Dap, ma che poi il ministro si era tirato indietro, forse a causa delle possibili ripercussioni che la scelta di Di Matteo avrebbe avuto sull’equilibrio delle carceri. Il Guardasigilli ha smentito, ma adesso Lega e Forza Italia chiedono che vada a riferire in Parlamento per chiarire la sua posizione su entrambe le vicende.
In collegamento, durante la trasmissione di Giletti, anche il sindaco di Napoli ed ex pm, Luigi de Magistris, che ha solidarizzato con Di Matteo in un lungo post comparso sulla sua pagina Facebook: “Se ci fosse stato Nino in quel posto non avremmo assistito alla inaccettabile scarcerazione dal 41 bis di boss del calibro di Pasquale Zagaria. La responsabilità politica del ministro della Giustizia mi appare evidente”.