Un ultimatum di tre mesi. È questo il responso della Corte costituzionale tedesca per la Bce. Secondo quanto riporta Bloomberg, infatti, l’Alta corte di Karlsruhe ha dato 90 giorni di tempo alla Banca centrale europea, guidata da Christine Lagarde, per fare chiarezza sul programma di acquisto dei bond, accogliendo in parte il ricorso presentato nel 2015 da alcuni accademici critici con le misure dell’Unione europea. La replica, affidata al portavoce della Banca, è laconica: “ci esprimeremo a tempo debito”, dicono da Francoforte.
Quindi: l’acquisto dei titoli di stato, il quantitative easing lanciato da Mario Draghi, potrebbe contrastare le competenze della banca con sede a Francoforte. Infatti, secondo l’organo massimo della giustizia tedesco le misure prese da un organo europeo “non sono coperte dalle competenze europee” e per questo motivo potrebbero non avere validità in Germania. La Corte ha inoltre chiesto al governo presieduto dalla cancelliera Angela Merkel e al Bundestag di pronunciarsi in merito al QE.
Per sette degli otto giudici che compongono la Bundesverfassungsgericht, i 2.600 miliardi di bond che la Bce ha iniziato a comprare dal 2015 per scongiurare la deflazione sono in parte incostituzionali, e questo perché l’organo con sede nella stessa Germania si inserirebbe nella politica economica degli stati membri, violando il suo mandato. “In breve – scrive su Twitter Carsten Brzeski, capo economista di Ing Germany – la Corte costituzionale tedesca non vede alcuna violazione del divieto di finanziamento monetario dei governi, ma il governo e il Parlamento tedeschi avrebbero dovuto contestare le decisioni della Bce”.
Quale futuro, invece, per il piano di aiuti che arriverà direttamente dalla Lagarde per fronteggiare l’emergenza Covid-19 in Europa, lanciato il 18 marzo e che prevede un bazooka di 750 miliardi? La situazione si fa spinosa, perché se è vero che non c’è nessuna sentenza contraria al Pepp, Pandemic Emergency Purchase Programma, potrebbe avere delle implicazioni nel concreto. E intanto la Borsa europea rallenta.
Dall’Italia arrivano le prime dichiarazioni contrarie alla sentenza della Corte costituzionale tedesca. Per Fratelli d’Italia “le condizionalità poste per la futura partecipazione della Bundesbank agli acquisti dei titoli di Stato hanno il sapore di un ultimatum da Terza Guerra Mondiale. La Germania frantuma ogni sogno di gloria collegato ad una idea di Europa solidale degli eurobond. Senza Quantitative Easing resta solo il MES, quello duro con le condizionalità, che ha ridotto sul lastrico la Grecia. Non possiamo andare avanti così, la Germania non può più essere padrona dell’Europa!”. E poi l’attacco al governo a cui si chiede di avviare una procedura d’inflazione per l’ “eccessivo surplus della bilancia economica tedesca”, dicono ancora dal partito di Giorgia Meloni.
“Una sentenza che si può leggere come un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuota -commenta invece Stefania Craxi di Forza Italia -. Il problema travalica i confini della Germania e riguarda i destini immediati della Ue e afferisce alla sua natura, al ruolo e alle competenze delle sue istituzione, specie della Bce”.