La posizione del candidato alla Casa Bianca Joe Biden vacilla sempre di più e aumenta la schiera di persone che prevedono un suo ritiro dalla campagna elettorale.
Tara Reade, l’ex membro dello staff di Biden, lo ha accusato di molestie sessuali in un’intervista rilasciata alla conduttrice di podcast Katie Halper, sostenitrice di Bernie Sanders, il 25 marzo.
Una settimana dopo, la donna ha presentato una denuncia penale alla polizia di Washington DC, accusando l’ex vice presidente di averla aggredita sessualmente nel 1993.
Il 24 aprile sono emersi nuovi dettagli nel caso. L’Intercept ha riferito che la madre di Reade aveva chiamato il conduttore Larry King della CNN nel 1993, dicendo che sua figlia aveva avuto “problemi” con un senatore di spicco. Tre giorni dopo, Business Insider ha riportato la testimonianza di un ex vicino di Tara Reade: la donna gli aveva parlato della presunta molestia nel 1995 e nel 1996. I dettagli aggiuntivi hanno riacceso la polemica sulle accuse, spaccando il partito democratico americano: alcuni esponenti hanno preso le difese di Biden, mentre altri hanno sostenuto che avrebbe dovuto farsi da parte come candidato.
Lo stesso Biden ha negato categoricamente le accuse. Il primo commento pubblico del candidato dem è arrivato in un momento molto delicato per la sua campagna. “Riconosco la mia responsabilità di essere un leader per il cambiamento nella cultura che è iniziato ma non è ancora finito”, ha scritto Biden in un post su Medium venerdì mattina. “Quindi voglio rispondere alle accuse, che risalgono a 27 anni fa, di un ex membro del mio personale. Non sono vere. Questo non è mai successo”.
Biden ha detto che avrebbe chiesto agli Archivi nazionali di rendere pubblica qualsiasi registrazione di un reclamo che la sua accusatrice, Tara Reade, afferma di aver presentato in quel momento.
“Non è mai successo”, ha ribadito al programma Morning Joe di MSNBC. Il co-conduttore di Morning Joe, Mika Brzezinski, gli ha ripetutamente chiesto se avrebbe autorizzato una ricerca sui suoi documenti del Senato. Lui ha rifiutato, insistendo sul fatto che “non contengono file del personale”.
Secondo quanto emerge dall’Archivio Nazionale “qualsiasi documentazione relativa alle denunce del personale del Senato del 1993 sarebbe rimasta sotto il controllo del Senato”.
Giovedì scorso, Nancy Pelosi, la donna con la carica più alta della politica americana, ha cercato di dissipare qualsiasi preoccupazione per la candidatura di Biden. “Voglio rimuovere ogni dubbio nella mente di chiunque: ho un grande livello di fiducia rispetto alla situazione, con tutto il rispetto per il mondo per ogni donna che si fa avanti, con il massimo rispetto per Joe Biden”.
“C’è anche il diritto a un giusto processo”, ha aggiunto Pelosi.
I repubblicani hanno colto l’osservazione per accusare Pelosi e più ampiamente tutto il partito di ipocrisia su questioni di violenza e molestie sessuali.
La gara tra Joe Biden e Donald Trump, il quale affronta – e nega – le accuse di aggressione sessuale e cattiva condotta da più di una dozzina di donne, sarà la prima che si combatterà nell’era del #MeToo. I repubblicani hanno iniziato a cavalcare la storia di Reade per indebolire il candidato democratico. Intanto i consensi per l’attuale presidente Usa sono saliti di nuovo.