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HomeCronaca Covid-19, è iniziata la fase 2 anche per il trasporto pubblico romano

Covid, il trasporto pubblico
cambia volto per la pandemia
A Roma banchine da rivedere

Le distanze non sono sempre rispettate

pochi utenti, stazioni presidiate a metà

di Diana Sarti04 Maggio 2020
04 Maggio 2020

Buona volontà, un po’ di confusione e la possibilità di fare ancora meglio. Si potrebbe sintetizzare così la nuova mobilità del trasporto pubblico romano ai tempi della pandemia. La sensazione è che malgrado la fase 2 di convivenza con il virus sia iniziata oggi, l’organizzazione dei mezzi di trasporto sia ancora in fase di studio.

Per fortuna il temuto “liberi tutti” non sembra per ora essersi verificato nella Capitale. “C’è poco movimento in giro, le persone hanno paura e stanno rispettando le indicazioni”, ci riferisce un dipendente Atac che lavora in metropolitana. Il conducente di un autobus ribadisce che non è possibile entrare senza mascherina: “Se accade possiamo intervenire e nei casi più gravi chiamare il 112”.

Sulla linea B della metropolitana, ma non in tutte le stazioni, è stato possibile differenziare il varco d’ingresso da quello d’uscita. Alla fermata Eur Magliana è rimasto unico, seppur delimitato da una catena segnaletica bianca e rossa, mentre a Piramide si entra dall’ingresso di Piazzale Ostiense e si esce soltanto da Viale delle Cave Ardeatine.

Sia sui vagoni nuovi che su quelli vecchi la capienza è dimezzata. Su 32 posti totali, ci si può sedere soltanto su sedici. I due centrali devono essere lasciati vuoti. Sulle banchine sono stati tracciati a terra dei cerchi blu, in corrispondenza dei quali le persone dovrebbero attendere l’arrivo della metropolitana. La segnaletica viene rispettata soltanto se c’è un addetto che controlla, altrimenti le persone sono generalmente restie a posizionarsi dove indicato. Il vero problema però è che quando due persone di corporatura normale aspettano su due segni blu vicini, la distanza sembra di appena mezzo metro, la metà di quanto consigliato dagli esperti.

I tornelli di ingresso sono quelli in cui si verifica più spesso la violazione della distanza di sicurezza. Malgrado poi lo sforzo di dividere i percorsi di ingresso e di uscita dalla stazione, le persone si incontrano inevitabilmente sulle banchine della metro perché, a differenza di quanto succede per gli autobus, le quattro porte dei vagoni non sono state differenziate tra percorsi di salita e discesa dei passeggeri. Lo sforzo iniziale dunque rischia di essere vanificato.

Inoltre resta la questione delle scale mobili fuori uso, che va a sommarsi al divieto di assembramento negli ascensori, per cui gli utenti con difficoltà motorie, costretti a spostarsi con i mezzi pubblici, incontreranno inevitabili difficoltà. Per ammissione di un volontario della Protezione civile, che illustra alle persone la nuova organizzazione sulle banchine, il meccanismo è decisamente “migliorabile”.

A Eur Magliana, come lamenta un’addetta alla viabilità in pettorina gialla, non c’è nessuno che controlla, tranne il solito militare armato presente già prima della pandemia. Eppure il treno da e per Ostia fa tappa anche in questa fermata. Altra storia invece a Piramide, dove sono presenti da tecnici Atac, Protezione civile, Polizia e Carabinieri. Ci ha sorpreso un simile presidio, che stride con altre stazioni, anche perchè l’affluenza resta bassissima. Dopo un lungo silenzio un militare ci ha risposto che è originato da “motivi di ordine pubblico” e che “gestisce tutto la Polizia”. Ma gli interessati non hanno voluto fornire altre risposte in merito.

Gli sforzi sono stati indubbiamente compiuti e vanno riconosciuti, ma la mobilità pubblica rischia di essere sostituita da quella privata perché, almeno in questa fase di limitato traffico cittadino, risulta più efficace spostarsi in auto piuttosto che con la metropolitana.

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