Anche il Coronavirus contribuisce a creare ulteriori crepe nella Chiesa cattolica. L’ultimo attrito ha riguardato la Santa Sede e la Cei sulla questione delle chiese ancora chiuse (fatta eccezione per i funerali) nella Fase 2 definitiva dal governo italiano. E a questo attrito si sono aggiunte anche le parole del Papa emerito Benedetto XVI sugli omosessuali, riportate nell’anticipazione di un libro scritto dal suo biografo e che uscirà nei prossimi giorni.
Nella messa di questa mattina a Santa Marta, il Pontefice ha tenuto a ribadire il suo punto di vista nell’omelia: “Sempre c’è nella Chiesa, nella Chiesa primitiva tanto perché non era chiara la cosa, questo spirito di ‘noi siamo i giusti, gli altri i peccatori’, questo ‘noi e gli altri, noi e gli altri’, le divisioni. Questo è una malattia della Chiesa, una malattia che nasce da ideologie o dai partiti religiosi”. E poi, sul caso concreto, partendo dalle divisioni tra farisei, sadducei, zeloti, esseni afferma che “sono delle idee, delle posizioni, che fanno divisione, al punto che è più importante la divisione che l’unità, è più importante la mia idea che lo Spirito Santo che ci guida”. Il Papa ha invocato così una “capacità costruttiva: abbiamo un solo redentore, una sola unità, Cristo è morto per tutti”.
Parole che ricalcano e danno manforte a quelle pronunciate ieri dal presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti, che invocava il restare uniti, evitando spinte in avanti.
Ma la pandemia mondiale e, nella fattispecie, le decisioni assunte dall’esecutivo non fanno che evidenziare le spaccature che all’interno della Chiesa si percepiscono dall’inizio del pontificato di Francesco. Prima è venuta l’opposizione dei cardinali sui dubbi teologici sull’Amoris Laetitia, i cosiddetti “dubia”, a cui il Papa non ha mai risposto, poi è arrivata la polemica, sollevata da mons. Viganò, sul ritardo nel punire l’ex cardinale pedofilo McCarrick. E ancora: i diversi metri di giudizio nel trattare i casi di omosessualità, la campagna per l’abolizione del celibato ecclesiastico, le persecuzioni in alcune zone della Cina. E ora, appunto, la richiesta di una maggiore sinodalità e autonomia nel trattare con Conte.
“Il Signore ci liberi da quella psicologia della divisione, di dividere, e ci aiuti a vedere a questo di Gesù, questa cosa grande di Gesù: che in lui siamo tutti fratelli e lui è il pastore di tutti”, conclude la sua omelia il Pontefice. Un sussurro di speranza in questi tempi per la Chiesa, per i fedeli e per tutto il mondo.